Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Andare “ frà la settimana disegnando all’antico” è uno dei precetti che Romano Alberti nelle sue cronache sull’‘Origine et progresso dell’Accademia del Dissegno, d’pittori, scultori e architetti di Roma’ riporta come alla base per la formazione degli artisti dell’Accademia romana, secondo l’impostazione voluta dallo Zuccari e a quella successiva, ‘Taddeo studia il Giudizio di Michelangelo : “Ecco qui, o Giudizio osservando/ Va dall’antico e Polidoro il fare/ E l’opre insieme di Rafael studiando”, Il “tornando” del secondo verso della terzina che commenta la scena del rientro di Taddeo a Roma fa rima con “osservando” e “studiando”: nuovamente, secondo processi elementari volti a rafforzare nella memoria concetti cardine, Federico sottolinea che il secondo soggiorno del fratello ebbe come chiavi di volta l’analisi dei lavori di Raffaello e Michelangelo e della prassi degli antichi e di Polidoro. In questo foglio, infatti, sono immediatamente riconoscibili, sulla sinistra, l’‘Apollo’ del Belvedere, le due divinità fluviali ‘Nilo’ e ‘Tevere’ e, in secondo piano, la Colonna Traiana; Taddeo, seduto al centro, è raffigurato intento a copiare il ‘Laocoonte’ che, sebbene fosse stato integrato nel 1532 dal Montorsoli, viene qui ancora presentato, con distanza filologica rispetto al restauro di completamento, senza il braccio del figlio. Fanno da sfondo alla composizione le “camere di Rafaello” in Vaticano, che in questo modo vengono associate ai capisaldi del giovane Taddeo che progressivamente assurge, in questa visione delle storie, alla figura di artista ideale. Ascritto a Federico Zuccari nell’inventario di Giuseppe Pelli Bencivenni ([1775 - 1793] GDSU, ms. 102) e chiaramente identificabile con il disegno “n. 59 vedasi Taddeo disegnare il gruppo di Laoconte presso le camere di Raffaello”, il nostro foglio è stato considerato autografo dalla maggior parte degli studiosi, anche in virtù della presenza di un volto appena delineato a pietra rossa sul verso. Anche se il problema della paternità delle varie repliche della serie è ancora aperto, è comunque interessante notare l’uso della punta di piombo nell’opera in collezione Bruschi, che suggerisce una probabile traduzione per incisione . Proprio la presenza delle varie copie dimostra, peraltro, l’intento di diffusione verso un largo pubblico delle storie di Taddeo e rientra in un’inclinazione tipica di Federico, che utilizza abitualmente l’incisione a tale scopo, in quanto uno dei mezzi da lui ritenuti più efficaci per la promozione di se stesso e per le proprie vendette pubbliche. (scheda a cura di Maria Elena De Luca, pubblicata in Firenze 2009-2010; redazione del testo per la pubblicazione sul sito del Progetto Euploos a cura di Aliventi R.). Per ulteriori notizie sulla serie si rimanda alla scheda dell'inv. 10996 F.