Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Nel disegno, tradizionalmente attribuito a Federico Zuccari, la scena è ambientata nella bottega di un orafo, come si deduce dagli oggetti nella teca alla parete e dagli strumenti sul banco, fra cui la caratteristica bilancia. L’orafo è il giovane seduto al banco, distolto dalle sue occupazioni dall’arrivo di un uomo barbuto più anziano con cappello e mantello, che gli mostra un foglio. Questo illustra la medesima scena con un effetto illusionistico di quadro nel quadro (espediente assai caro allo Zuccari), giocando sull’identità di spazio e di tempo: rappresenta infatti il giovane seduto che allunga un braccio verso l’uomo in piedi. Il disegno del GDSU è descritto nel ‘Catalogo dei disegni’, stilato da Giuseppe Pelli Bencivenni: “Un argentiere al suo banco, a cui Federigo presenta un disegno” . L’identificazione dell’uomo con mantello e cappello effigiato nel foglio con un autoritratto di Federico proposta dal manoscritto è di un certo interesse e risulta verosimile al confronto con i ritratti dell’artista . Secondo una proposta avanzata da Cristina Acidini (1998-1999), il giovane orafo potrebbe essere Luigi Zuccari, fratello mezzano di Taddeo e Federico . Come quest’ultimo, anche Luigi si stabilì ancor giovane a Roma presso Taddeo, che lo mise a bottega presso un orefice (Giorgio Vasari, ‘Le vite de’ più eccellenti pittori, Scultori et Architettori […] di nuovo ampliate’, Firenze 1568, 3 voll., a cura di Milanesi G., in ‘Le opere di Giorgio Vasari’, Firenze 1878-1885, 9 voll., VII, 1881, p. 80). Entrò nella rinomata colonia di orafi, originari – come lui – di Sant’Angelo in Vado ma residenti nella città pontificia. Presente in patria sin dagli anni Sessanta, risulta già morto nel 1577. Rimangono alcune lettere a documentare il rapporto fra Luigi e Federico . Federico lo ritrasse ancora fanciullo insieme agli altri fratelli maschi in una lunetta della Sala terrena di Palazzo Zuccari a Roma, nel ciclo pittorico dedicato alla celebrazione della propria famiglia, e forse nella Pala Zuccari per la chiesa di Santa Caterina in Sant’Angelo in Vado (ora nel Municipio) . Non risulta sostenibile l’ipotesi di Gere secondo cui il foglio del GDSU sarebbe uno studio per una storia perduta della vita di Taddeo . Con ironia pungente e vivace, il disegno degli Uffizi – dove pittore e orafo paiono messi a confronto – pare richiamare la disputa sulla superiorità delle arti, tema cruciale affrontato nelle accademie e nei trattati d’arte cinquecenteschi. Infatti, la scena dimostrerebbe la superiorità del Disegno e delle tre arti sue figlie, Pittura, Scultura e Architettura, rispetto alle arti “meccaniche” come l’oreficeria. In particolare la Pittura, al tempo stesso “nodrice, balia e madre” del Disegno, “con artificio singolare et operazione artificiosa va imitando e ritrando la natura e quanto dall’artificio umano è fabricato” . “Aemula Naturae” recita la scritta che accompagna la personificazione della Pittura nella volta della Sala del Disegno in Casa Zuccari a Roma . Nell’affresco – una sorta di trasposizione figurata delle teorie di Federico – Pittura, architettura e Scultura circondano il Disegno, “scintilla divina” che illumina le azioni sulla via della virtù, una sorta di demiurgo supremo con facoltà creative assimilabili a quelle divine. (Scheda a cura di Elena Capretti, pubblicata in Firenze 2009; revisione del testo per la pubblicazione sul sito del Progetto Euploos a cura di Aliventi R.).