Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Come ricordato anche per la “Natura e le Stagioni” (inv. 11061 F, link), troviamo questo foglio menzionato per la prima volta nell’‘Inventario dei disegni’ redatto da Pelli Bencivenni fra il 1775 e il 1784 , mentre nello schedario manoscritto compilato da Pasquale Nerino Ferri entro l’anno 1887 veniva sottolineato il collegamento del disegno alla cupola del duomo di Firenze. La vela orientale della cupola, di cui questo foglio studia un particolare del registro inferiore, era la sola indipendente dalla ripartizione determinata secondo i settenari. Vincenzo Borghini, nel definire l’iconografia, precisava: “Et perché gli spicchi sono otto, et così ne avanza uno […] da basso, non farei uomini che risuscitassero, o facessero altro: risebandogli aa’ luoghi loro […]; ma vi farei la Natura, messa nel mezzo del Tempo e del Moto, et simil’altre cose: et che el Tempo avesse in compagnia il Giorno e la Notte; l’un chiaro, l’altra oscura, o distinguendogli altrmineti che si conoscessero; et spezzasse il Tempo i suoi horivuoli” Il tema del Tempo era stato affrontato più volte da Federico Zuccari, che nel cimentarsi nuovamente in tale soggetto ebbe modo di avvalersi dei consigli non solo di Borghini, ma soprattutto di Anton Francesco Doni, con il quale aveva intrecciato legami di collaborazione fin dal soggiorno veneziano. Partendo dai dettami di entrambi, ma allo stesso tempo mantenendo la sua autonomia, raffigura il Tempo alato con la clessidra in mano, secondo l’iconografia tradizionale; lo accompagnano un vecchio, che incarna il Passato e un bambino, che è stato variamente identificato come il Presente o come il Futuro . Con l’avvento del Giudizio di Cristo, raffigurato in questa sezione della cupola, lo svolgersi del tempo terreno viene sostituito dall’eternità, in cui passato, presente e futuro perdono il loro significato . Il fermarsi del tempo viene inoltre ribadito nel registro superiore dalla presenza di un fanciullo che ai piedi di Cristo conficca un chioso nel Cielo Stellato, interrompendo cos’ il modo astrale. Anche la Natura addormentandosi libera l’uomo dalla sue leggi, che erano vincolate al ritmo regolare del tempo e al fluire costante delle stagioni, anc’esse assopite. Le figure sono tracciate con un segno nitido e definito, mentre l’utilizzo dell’inchiostro diluito, in alcune zone più insisitito, concorre a modulare gli effetti di ombra. Il segno così fermo e senza reiterazioni, riscontrabili invece in altri fogli di Zuccari, farebbe pensare a uno stadio abbastanza avanzato dell’ideazione, in una fase del progetto grafico già corretta e priva di ripensamenti, destinata ai collaboratori attivi nell’immenso cantiere del duomo. (Scheda a cura di Ilaria Rossi, pubblicata in “Innocente e calunniato: Federico Zuccari (1539/40 - 1609) e le vendette d’artista’, catalogo della mostra (Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, 6 dicembre 2009 – 28 febbraio 2010), a cura di Cristina Acidini Luchinat/ Elena Capretti, Firenze 2009, pp. 138-139, n. 4.5).