Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Il foglio è tradizionalmente ascritto a Federico Zuccari come risulta dall'inventario redatto da Pasquale Nerino Ferri tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo successivo (cfr. Scheda storica) ed è anche citato nel catalogo a stampa del 1890. Il foglio presenta il disegno di una figura maschile barbuta e alata, sospesa in aria, che tiene in mano le estremità di un lungo serpente, aggrovigliato e chiuso a cerchio intorno al corpo, e stringe con l’altra il braccio di una giovane donna nuda che si lascia trascinare verso l’alto. La figura della donna è studiata in altri due schizzi a lato, con alcune varianti nella posa degli arti. Si osserva inoltre lo studio di una testa. Seguendo la scritta del controfondo, Gere (1966), ha associato il disegno – tradizionalmente attribuito allo Zuccari – al “Giudizio Universale” della cupola del duomo, ritenendolo uno studio poi rimasto inutilizzato per un angelo e un’anima del Paradiso. Più giustamente, invece, Cristina Acidini Luchinat 1998-1999 ha visto nel foglio uno studio relativo al tema della "Verità rivelata dal Tempo", invenzione messa a punto da Federico Zuccari, poi tradotta in incisione da Peter Valck e stampata dal Nelli a Venezia nel 1575 . Probabilmente il rame venne realizzato quando Zuccari e Valck erano entrambi in Italia, dopo essersi conosciuti ad Anversa nel 1574-1575. La soluzione adottata per la prima figura femminile a sinistra torna nello studio compositivo più particolareggiato di Oxford , che presenta una versione molto simile a quella definitiva. In effetti, il motivo della figura femminile nuda sollevata da una figura maschile possente e alata sospesa in aria fra le nuvole sarebbe stato rielaborato da Federico poco tempo dopo nell’affresco del Giudizio Universale realizzato nell’intradosso della cupola del duomo di Firenze . In particolare l’invenzione compositiva dell'Innocenza, figlia e madre della Verità, che il Tempo alato porta in salvo verso l’alto liberandola dall'oppressione dell’Invidia, sembra aver ispirato l’anima femminile sollevata da un angelo rappresentata nello spicchio nord-est, sullo sfondo del settore dedicato al peccato dell’Invidia . Il desiderio indefesso di porre in relazione tali temi allegorici con le proprie vicende personali potrebbe aver spinto Federico a inserire la fanciulla tratta in salvo dall’angelo fra il mostro dell’Idra, simbolo degli invidiosi, e la figura del Tempo, proprio al di sopra del candeliere in primo piano che reca la firma del pittore “Federi. / Zucharus” nella base. (Elena Capretti 2009; aggiornamenti bibliografici e provenienza del foglio a cura di Isabella Stancari 2015)