Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Disegni di mano di Federico Zuccari sono segnalati nelle collezioni medicee fin dall’epoca di Baldinucci che nella ‘Listra’, fra il 1673 e il 1675, annotava l’incremento dei fogli attribuiti all’artista da 87 a 151. L’interesse è inoltre ribadito alcuni anni successivi dallo stesso Leopoldo de’ Medici che in una lettera diretta al futuro cardinale Domenico Maria Corsi annotava di essere particolarmente interessato e disposto a pagare una cospicua cifra per alcuni fogli, fra cui uno di mano di Zuccari per la cupola . La ‘Natura e le Stagioni’ è rintracciabile con sicurezza a partire dall’‘Inventario dei disegni’ redatto da Giuseppe Pelli Bencivenni, dove al n. 142 del ‘Volume dei Grandi XVII’ si legge: “Una femmina giacente addormentata che ha sei mammelle, con quattro figure aggruppategli addosso. Simile, retato. E siccome un altro di n. 140 col Tempo in mezzo ad un fanciullo e ad un vecchio è parte di un disegno grande di n. 147, replicato al n. 150, che è un’allegoria della Morte, simile” . L’allora Direttore della Galleria metteva correttamente in relazione il foglio in esame con altri tre (Firenze, Gallerie degli Uffizi, GDS invv. 11044 F link, 11055 F link e inv. 11070 F link), ma senza individuarne l’iconografia e il collegamento con gli affreschi del duomo. In realtà sono tutti studi del registro inferiore del settore orientale della cupola: i primi riguardano dei particolari, i secondi l’impianto generale della vela, che, densa di significati simbolici e di rimandi teologici, fu tenuta per ultima da Vasari e rimase incompiuta alla sua morte. Restano però a tramandarci l’ispirazione michelangiolesca dell’aretino alcuni studi, rispetto ai quali Zuccari si distanziò e attuò notevoli cambiamenti. L’artista raffigura la Natura come una donna anziana, addormentata e attorniata dalla sue figlie, le Stagioni. Interpretata fin dai tempi antichi come forza attiva, reggente l’ordine dell’universo, la Natura era considerata guida morale, guardiana della creazione ed era identificata con una figura femminile dalle numerose mammelle, in tal modo si veniva a recuperare l’iconografia che era già stata di Diana efesiaca (cfr. Firenze, Gallerie degli Uffizi invv. 11022 F link e 1341 F link). Sempre secondo l’interpretazione tradizionale, Dio avrebbe donato alla Natura l’autorità di governare il mondo e perciò talvolta è raffigurata con il capo coronato. Con l’avvento del Giudizio, l’ultimo atto, il passaggio cioè, degli esseri umani e del mondo alla definitiva condizione immutabile e ultima, la Natura è sciolta dal suo compito e viene originalmente raffigurata da Zuccari dormiente, vetusta e sterile. Il disegno, molto simile alla redazione finale e ben finito, presenta una quadrettatura a pietra rossa che potrebbe essere servita per il trasporto diretto tramite ingrandimento proporzionato, anche se il reticolo apposto in molti studi per la cupola potrebbe essere dovuto alla necessità, in un cantiere di lavoro tanto vasto, di definire gli ingombri delle varie sezioni iconografiche . Ciò giustificherebbe, secondo la Tordella, anche la presenza del reticolo in fogli non legati alle fasi conclusive dell’ideazione. (Scheda a cura di Ilaria Rossi, pubblicata in “Innocente e calunniato: Federico Zuccari (1539/40 - 1609) e le vendette d’artista’, catalogo della mostra (Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, 6 dicembre 2009 – 28 febbraio 2010), a cura di Cristina Acidini Luchinat/ Elena Capretti, Firenze 2009, pp. 140-141, n. 4.6)