Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Entrato in collezione come opera di Bartolomeo di Paolo del Fattorino, detto Fra Bartolommeo, il foglio riproduce con due diversi punti di vista una statua antica, indicata da Hans von der Gabelentz (1922) come 'Venere Medici' e da Bernard Berenson (1903) semplicemente come una Venere, senza ulteriori precisazioni. Ritengo di poter individuare il modello più prossimo, seppur con apprezzabili varianti, nella cosiddetta 'Venere Pselioumene', ricordata da Plinio ('Naturalis Historia', XXXIV, 69) tra le opere in bronzo di Prassitele e risalente al IV secolo a.C. La medesima figura, ma ripresa da un punto di vista diverso, è riconoscibile anche sul recto del foglio inv. 6509 F del GDSU attribuito allo stesso artista. La mancanza delle braccia costituisce un chiaro segnale della volontà dell’artista di presentare il soggetto come autenticamente antico, ma non si può escludere che egli si sia servito di una copia moderna del modello originale, noto attraverso esemplari di età ellenistica e romana. Copie di questo tipo, del resto, erano frequenti negli atelier degli artisti ed erano comunemente utilizzati anche per la formazione professionale. Baccio Della Porta, meglio conosciuto come Fra Bartolommeo, divenuto seguace di Savonarola, si fece frate domenicano e fino al 1504 si astenne quasi completamente dal dipingere, distruggendo tutta la sua produzione di carattere profano; di qui la preziosità del materiale grafico e pittorico di tale genere. Tra le migliaia di disegni assegnati al frate o al suo ambito che sono giunti fino a noi, quelli direttamente ispirati a prototipi antichi sono estremamente rari, circostanza che se da un lato accresce il valore del foglio fiorentino, dall'altro può sollevare dubbi sulla sua attribuzione. Lo studio in questione potrebbe assolvere diverse funzioni: non solo meditazione sull’antico, come la moda del tempo imporrebbe, ma anche possibile modello per una composizione a soggetto sacro, come per esempio una 'Visitazione', mediante l'adattamento del prototipo ellenistico e profano. A causa del suo status clericale al pittore era preclusa la possibilità di utilizzare modelli femminili, a maggior ragione se nudi. Tuttavia, l’ostacolo poteva essere facilmente superato mediante l’uso di manichini in legno o, come in questo caso, busti e statue. Inoltre, secondo la prassi del XV secolo, Fra Bartolommeo approfondiva la sua conoscenza delle opere antiche attraverso lo studio di copie e disegni, come nel foglio inv. 12780 a Windsor dove la figura femminile è probabilmente desunta non da un originale, ma da una copia compresa nel 'Codex Escurialensis' (Popham/ Wilde 1949, n. 118) . Statue di questo tipo dovevano essere assai note negli studi fiorentini della fine del Quattrocento e del primo Cinquecento, come attestano i memorabili busti femminili indagati da Michelangelo nel disegno di Chantilly (Musée Condé, inv. 29 link), in un foglio del British Museum (Department of Prints and Drawings, inv. 1859,0625.570 link), nell'inv. 41 F di Casa Buonarroti con due studi da una Venere antica, o ancora nell'inv. 16 F dello stesso museo fiorentino. Chris Fischer ha notato come il disegno in questione sia una copia con alcune varianti di un altro foglio attribuito a Fra Bartolommeo, una punta metallica su carta preparata, in precedenza assegnato a Benozzo Gozzoli, oggi della Galerie Hans ad Amburgo . Lo stesso Fischer, peraltro, rifiuta la paternità di Fra Bartolommeo per il disegno degli Uffizi, suggerendo invece il nome di Sansovino, anche se si tratta evidentemente di un foglio uscito dal suo ambito, da ricondurre, verosimilmente, agli anni intorno al 1500. Il trattamento morbido della pietra nera, i bagliori prodotti dal gessetto bianco, le linee ferme e controllate della figura trovano riscontri in alcuni studi eseguiti dal pittore intorno al 1499-1500, come quelli per il Giudizio Universale di Santa Maria Novella, commissionato appunto nel 1499 e portato a termine da Mariotto Albertinelli, in cui si trovano diverse figure nude o drappeggiate probabilmente desunte dalla statuaria antica, appassionatamente studiata, indagata e copiata. (Cristina Casoli 2015)