Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Sebbene i disegni invv. 12165 F r.-v., 12167 F r.-v., 12168 F r.-v. e 15073 F r.-v. siano ormai da molti decenni unanimemente accolti tra gli autografi di Polidoro da Caravaggio e considerati esempi significativi della sua produzione matura, solo di recente è stato rilevato che si tratta di frammenti di un unico foglio di studi, che per ragioni di mercato venne suddiviso in diverse porzioni, vendibili separatamente o in gruppo, molto probabilmente per ottenere più alti ricavi (Caudullo 2022). L’opera originaria era costituita, su una facciata, dagli invv. 12165 F r., 12168 F v., 15073 F r. e 12167 F v.; sull’altra, dagli invv. 15073 F v., 12167 F r., 12165 F v. e 12168 F r. . Non sappiamo se i quattro fogli entrarono in collezione nello stesso momento. Gli invv. 12165 F r.-v., 12167 F r.-v. e 12168 F r.-v. furono acquistati dal Principe Leopoldo de’ Medici prima del 1673 con un’attribuzione a Girolamo Mirola: Giuseppe Pelli Bencivenni, Direttore delle Gallerie degli Uffizi nell’ultimo quarto del Settecento, li descrisse infatti tra i sei esemplari dell’artista inseriti nel volume Universale XV, un tomo miscellaneo che raccoglieva opere grafiche di vari autori e la cui consistenza resta invariata dalla ‘Nota de’ libri de’ disegni’ del 1687 ; lo stesso numero di fogli compare anche in due documenti precedenti, il ‘Registro de’ disegni’ e la ‘Listra’ compilati da Filippo Baldinucci rispettivamente nel 1673 e tra il 1673 e il 1675, al fine di dare conto della consistenza della collezione di Leopoldo . Il disegno 15073 F r.-v., invece, venne acquisito sotto il nome di Domenico Beccafumi ed è documentato in collezione alla fine del XVIII secolo ; diversamente dal fondo antico di Mirola, la consistenza numerica del corpus di Beccafumi subì diverse variazioni tra l’ultimo quarto dei Seicento e la fine del Settecentoe non è quindi possibile stabilire quando il foglio 15073 F r.-v. fece il suo ingresso nelle raccolte degli Uffizi . I frammenti 12165 F r.-v., 12167 F r.-v. e 12168 F r.-v. furono riconosciuti come opera di Polidoro da Caravaggio da John A. Gere nel 1971 e accostati, per la grafia tormentata affidata al solo tratto della penna, all’inv. 15073 F r.-v.: per tutti i fogli la critica ha proposto una datazione al tardo periodo messinese dell’artista (1537-1543 circa) . L’inv. 15073 F r.-v., restituito alla mano di Polidoro da Caravaggio da Rolf Kultzen nel 1961, raffigura uno studio per una ‘Deposizione' o una ‘Pietà’ molto vicino a quello sull’inv. 1487 E r.. Diversamente dai fogli 12165 F r.-v., 12167 r.-v., 12168 F r.-v., questi disegni sono stati collocati dalla critica tra le opere romane del 1526-1527 o riferiti al “tardissimo periodo romano se non addirittura agli inizi di quello messinese” : rispetto, per esempio, all’elaborazione dello stesso tema fatta da Polidoro nella Cappella degli Svizzeri in Santa Maria del Camposanto Teutonico a Roma (1522-1523 circa), questi disegni sembrano seguire le sollecitazioni “discorsive” di Rosso Fiorentino, di Parmigianino e anche di Domenico Beccafumi, al quale infatti il foglio 15073 F r.-v. era assegnato in antico. Dunque, la critica aveva già notato un legame tra le opere in esame. Tuttavia, esse non sono accomunate solo dalle medesime caratteristiche stilistiche o dal reiterarsi degli stessi soggetti, come avviene sul verso del 15073 F dove compare un San Nicola che resuscita i tre fanciulli, identico sul 12165 F r.. Su tutti e quattro i supporti sono presenti infatti incisioni geometriche tracciate a stilo: a luce radente è possibile notare che tali segni acromi sembrano continuare tra un foglio e l’altro. Potrebbe trattarsi di una costruzione prospettica preliminare a un disegno poi non realizzato, dal momento che Polidoro ha realizzato in un secondo momento gli schizzi a penna (a essa slegati) che in tutti i frammenti seguono lo stesso orientamento rispetto al foglio così ricostruito e, in alcuni casi, continuano tra un frammento e l’altro . Inoltre, l’analisi a luce radente e incidente ha permesso di individuare sui frammenti le tracce di un’unica filigrana con la mano aperta e un fiore, simile ai Briquet nn. 10727-10772 . La filigrana del tipo “mano” è presente anche sui supporti di altri studi di Polidoro agli Uffizi, l’inv. 13370 F e l’inv. 1776 F: in quest’ultimo foglio corrisponde al Briquet 10755, relativo a un documento dell’Archivio notarile di Siracusa datato 1529. La filigrana con mano aperta e fiore è presente anche nello ‘Spasmo di Maria Vergine' di Cola Giacomo Alibrando, un poemetto del 1534 che descrive in ottava rima l’Andata al Calvario di Polidoro, dipinto entro il 1534 per la Chiesa della Annunziata di Messina e oggi conservato presso il museo di Capodimonte a Napoli . Questo dato, unito a quello stilistico, è un ulteriore elemento a favore della produzione dei disegni in anni prossimi al poemetto e al dipinto messinese . Dunque il foglio, per il quale finora si erano registrate ipotesi di datazione a volte discordanti, forse dovute anche alla considerazione dei frammenti come fogli autonomi, si inserisce con più decisione nel periodo siciliano tra la metà degli anni Trenta e i primi anni Quaranta del secolo: in questa fase Polidoro privilegia la tecnica della penna, con la quale traccia forme molto stilizzate, rese con veloci linee parallele, e volti appena accennati con cerchi o macchie di inchiostro, mentre il tratteggio incrociato descrive le ombre negli incavi delle vesti . Oltre alle già riconosciute scene con ‘San Nicola risuscita i tre fanciulli’ - presenti sui frammenti invv. 12165 F r. e 15073 F v. - il ‘Martirio di Santa Caterina’ sul recto dell’inv. 12168 F, la ‘Pietà’ sull’inv. 15073 F r.-v. e la storia di Elia e l’Angelo - invv. 12165 F r. e 15073 F v. - , la rimozione del controfondo dell’inv. 12168 F ha permesso di scoprire, sul verso, degli schizzi di elementi architettonici . Secondo una pratica a lui consueta e testimoniata da studi al British Museum e dall’Album di Berlino (KdZ 26450-26471) , Polidoro ha tracciato su questo foglio idee per diverse composizioni, forse rimaste allo stato di progetto o forse realizzate: sono molte infatti le opere pittoriche perdute del lombardo, di cui resta traccia solamente in prove grafiche autografe o in repliche di altri artisti. (Laura Da Rin Bettina, settembre 2024)