Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Si tratta di uno dei rari fogli di soggetto profano di Giovanni Baglione, plausibilmente preparatorio per un dipinto perduto o mai realizzato. Apparso per la prima volta sul mercato antiquario a Londra nel 1991 e acquistato dalla Soprintendenza Speciale nel 2006 per il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi , il disegno venne esposto per la prima volta al pubblico in occasione della mostra 'Innocente e calunniato. Federico Zuccari (1539/40 - 1609) e le vendette d’artista', tenutasi agli Uffizi a cavallo tra il 2009 e il 2010 (cfr. Firenze nel 2009). Nel soggetto è immediatamente riconoscibile l’allegoria della Verità svelata dal Tempo che, affondando le sue radici nella tradizione letteraria greca, conosce un’ampia fortuna iconografica a partire dal Quattrocento, quando viene utilizzata per auspicare il trionfo della sincerità e della giustizia sulla calunnia . Alla stregua dei celebri esempi forniti da Sandro Botticelli e Federico Zuccari, la scelta del tema da parte di Baglione potrebbe quindi trovare giustificazione nel tentativo di rivendicare la propria innocenza offesa a seguito del processo che lo aveva opposto a Caravaggio nel 1603. Se il tema è comune, l’iconografia non trova riscontro in altri artisti impegnati negli stessi anni ad affrontare il medesimo soggetto. La dinamicità delle figurazioni del Domenichino, di Poussin e Rubens o l’intensa drammaticità di Mannozzi e Bernini sono del tutto assenti nel disegno di Baglione, che si distingue invece per grande compostezza, equilibrio ed eleganza . Il Tempo, raffigurato come un uomo anziano alato, è posto al centro della composizione in funzione di raccordo tra due figure femminili. A sinistra giace la Verità presentata come una donna bellissima con uno specchio in mano, a destra un’altra giovane di uguale bellezza con un ramo d’ulivo appoggiato all’omero, identificabile con la Pace. Sullo sfondo, descritti in modo più sintetico, i busti della Discordia intenta ad addentare un pomo e l’Invidia riconoscibile per via delle lunghe orecchie che rinviano a un raro modello iconografico rintracciabile assai prima nella ‘Calunnia di Apelle’ di Mantegna, disegno conservato al British Museum di Londra (British Museum, Department of Prints and Drawings, inv. 1860,0616.85). A un primo abbozzo a pietra nera segue una ripassatura con due tipi di inchiostro diversi: uno più chiaro steso a pennello per definire i contorni e uno più scuro dato a penna e utilizzato per enfatizzare o modificare la forma sottostante, come si verifica nella mano della figura femminile di destra, riproposta con una diversa inclinazione. L’adozione della pietra rossa conferisce morbidezza e calore all’epidermide delle figure principali, dal nitore altrimenti troppo stridente sul fondo acquerellato di scuro. L’attribuzione unanime di tutti gli studiosi , che si sono sinora occupati dell’artista, si basa sull’analisi stilistica. Si ritrovano infatti molti degli stilemi tipici di Baglione: i volti dalla faccia rotonda e puerile, gli occhi allungati, gli zigomi alti e le bocche piccole, ma ben rimarcate, unitamente all’abitudine di ripassare rapidamente i contorni senza precisione e di rendere il chiaroscuro per fitti tratteggi paralleli. Per la qualità e la tecnica di esecuzione questo foglio è prossimo al ‘San Pietro che battezza santa Prisca’ (London, British Museum, Department of Prints and Drawings, inv. 1895,0915.666) considerato uno dei migliori esempi grafici dell’artista. Collocabile cronologicamente al 1606, risale al periodo in cui l’artista si allontana dagli stilemi manieristici per avvicinarsi a modi più pausati e classicamente eleganti. (Scheda a cura di Elena Bonato, pubblicata in Firenze 2009; la redazione del testo per la pubblicazione sul sito del Porgetto Euploos è a cura di Aliventi R.)