Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Ritenuto da de Fabriczy (1905) opera di un anonimo artista della tarda “Accademia bolognese”, il foglio inv. 14139 F degli Uffizi fu restituito ad Amico Aspertini da Marzia Faietti (‘Schede’ 1995) che, recuperando la più antica attribuzione indicata da Pasquale Nerino Ferri tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo all’interno dell’inventario dei ‘Disegni di Figura in armadi. Dal N° 1 al 18940’ degli Uffizi e nelle relative schede di consultazione, riconobbe il disegno come autografo del pittore felsineo. La stessa studiosa propose una cronologia che poneva il foglio degli Uffizi in relazione ai disegni contenuti nel più tardo dei due codici oggi conservati presso il British Museum di Londra, detto ‘London II’, realizzato dal bolognese tra la fine del quarto decennio del Cinquecento e l’inizio del quinto (1862-7-12-394/435, London, The British Museum link ) . L’ipotesi veniva formulata in base alle affinità stilistiche tra il disegno in esame e il codice londinese, ravvisabili in molta produzione grafica ascrivibile alla tarda maturità di Aspertini. È proprio a partire dalla fine degli anni Trenta del XVI secolo che l’artista bolognese avviò, sia in ambito grafico che pittorico, un’omogenea e insistita ricerca tesa, attraverso forme sfaldate e ampie coloriture, a conferire ai suoi lavori un carattere ‘luministico’, fonte di linguaggi fortemente espressivi (Faietti 2012 ‘Vasari’). Il foglio inv. 14139 F di Firenze, come il già citato ‘London II’ e i fogli invv. 10826 r. (Paris, musée du Louvre, Département des Arts graphiques, link ) e 11848 (Paris, musée du Louvre, Département des Arts graphiques, link ) del Louvre di Parigi , vicini stilisticamente e cronologicamente a quest’ultimo, si avvale infatti di un tratto in pietra nera particolarmente rapido e corsivo e, soprattutto, di dilatate campiture a inchiostro diluito che, attraverso il netto contrasto con la superficie chiara della carta, conferiscono all’opera una vibrante luminosità. Oltre alla drammaticità del soggetto raffigurato, identificabile con ‘Euridice uccisa dal serpente alla presenza di Aristeo’, e allo spiccato dinamismo con cui è reso il gesto motorio del mitologico pastore figlio di Apollo, ulteriore intensità emotiva viene conferita al disegno, come in parte fu colto anche da Weston-Lewis (2002), da un’incisiva fonte luminosa posta al di sopra della scena rappresentata. Tale accorgimento, ben testimoniato dalla teatrale ombra di Aristeo che si staglia in tutta la sua lunghezza sul corpo di Euridice a terra, è ravvisabile all’interno di un nucleo di opere grafiche di Aspertini che, oltre ad annoverare il foglio inv. 14139 F e i due disegni del Louvre visti precedentemente, può contare anche l’inv. 12821 F (cfr. ‘L’Amico rivisitato’ mostra online: inv. 12821 F). Quest’ultima opera, sempre riferibile agli ultimi anni di attività del maestro raffigurante probabilmente una ‘Disputa tra filosofi’ oppure la ‘Disputa di Gesù nel tempio’, dimostra molto chiaramente un utilizzo delle fonti luminose che conferiscono alla composizione un’inquietante drammaticità. Sempre Marzia Faietti (2012 ‘Vasari’) osserva come tali risultati grafici, raggiunti da Aspertini durante la sua tarda maturità e coscientemente in antitesi rispetto al disegno lineare di stampo centro-italiano, già si manifestino nell’opera dell’artista in epoche leggermente precedenti all’avvio del dibattito, scoppiato in Italia a partire dalla metà del XVI secolo, riguardante le teorizzazioni sulle forme e le funzioni del disegno sia lineare che pittorico . Questo particolare atteggiamento dell’artista bolognese viene giustificato dalla studiosa in relazione agli influssi veneti che Aspertini sembra già subire, in seguito a un probabile soggiorno a Venezia , alla fine del primo decennio del secolo e che, come testimoniano le ampie masse anatomiche riprodotte sul foglio inv. 14139 F, avrebbe coniugato in anni successivi con le esperienze artistiche romane . Il soggetto dell’opera venne interpretato dalla Faietti (2004) come un’originale e innovativa lettura iconografica del mito di Orfeo che, già a partire dalla fine del XV secolo, ottenne a Bologna ampia fortuna. Il nostro disegno indugia in particolare sul momento della morte di Euridice, morsa dal serpente da lei calpestato, al cospetto di Aristeo che, inseguendo bramoso e senza sosta la bella ninfa promessa sposa a Orfeo, era stato l’involontaria causa di quella disgrazia (Faietti 2012 ‘Orfeo a Bologna’). Il particolare interesse per il tema della musica, condiviso da artisti e letterati negli ambienti culturali felsinei insieme alla circolazione della ‘Favola di Orfeo’, opera composta da Agnolo Poliziano ed edita proprio a Bologna nel 1494 presso Platone Benedetti, stimolarono senz’altro la diffusione della mitografia del musico poeta . Il soggetto proposto nel disegno degli Uffizi potrebbe quindi essere il risultato di un filone tematico a cui Aspertini diede il suo contributo e che testimonierebbe ancora una volta la forte vicinanza dell’artista ai circoli degli intellettuali e degli antiquari bolognesi. (Michele Grasso 2014, aggiornamento bibliografico gennaio 2015)