Progetto Euploos

Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi

Scheda Catalogo "1430 F"

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Scheda aggiornata al 13-02-2023
Opera 1430 F
  • inv. 1430 F
  • Ramenghi Bartolomeo detto Bagnacavallo (1484 ca./ 1542 ca.)
  • Adorazione dei pastori
  • Tecnica e materia: pennello e inchiostro diluito di due tonalità (marrone e grigio), biacca (carbonato basico di piombo) su carta tinteggiata con colore grigio
  • Misure: 147 x 205 mm
  • Stemmi, emblemi, marchi: timbro a inchiostro di collezione: Reale Galleria degli Uffizi (Lugt 930) sul recto in basso a sinistra

Iscrizioni

  • autore ignoto di epoca antica: "24 y [?; capovolto]", a penna sul verso in alto al centro
  • P. N. Ferri: "1430 fig./ Bagnacavallo", a matita nera sul verso in alto a destra
  • Mario Di Giampaolo: "B. Pupini / Mario Di Giampaolo", a matita sul vecchio montaggio

Notizie storiche e critiche

L’‘Adorazione dei pastori’ è identificabile con il “presepio a acquerello e biacca entro un ornato, piccolo, bello” citato da Giuseppe Pelli Bencivenni (1775 – 1793, GDSU, ms. 102, coll. n. 2) tra i dodici disegni di Bartolomeo Ramenghi, detto Bagnacavallo, raccolti nel VI libro Universale. Le tredici opere che costituivano il ‘corpus’ dell’artista ai tempi di Pelli corrispondono esattamente, nel numero, a quelle menzionate da Filippo Baldinucci nella ‘Listra’ (1673, 1675, BNCF, Postillato 97) e nella ‘Nota’ (1687, ASF, Guard. Med. 779, ins. 9, cc. 995-1027) ove la composizione del volume VI è la medesima di quella settecentesca. L’inv. 1430 F fa quindi parte del nucleo di fogli riferiti a Bartolomeo acquistato dal Cardinale Leopoldo de’ Medici e reca un’antica e autorevole attribuzione a Bagnacavallo, artista ancora oggi di non facile lettura. Se infatti sono diversi gli studi dedicati alla sua attività pittorica , la ricostruzione e l’analisi della produzione disegnativa costituiscono un nodo critico ancora aperto, nonostante i contributi sulla questione di Marzia Faietti (in Parigi 2001 e Bologna 2002) e Giovanni Agosti (in Firenze 2001). Uno degli aspetti caratterizzanti la grafica di Ramenghi è la forte vicinanza, nei disegni a penna, inchiostro diluito e lumeggiature a biacca, con simili prove di Biagio Pupini. La somiglianza con lo stile dell’artista bolognese è tale anche nell’opera in esame da aver spinto Mario Di Giampaolo (1977) a rigettarne l’attribuzione a Bartolomeo in favore di Biagio, opinione riproposta da Agosti (in Firenze 2001). Il sodalizio artistico inaugurato dai due pittori almeno dal 1511 (in occasione del progetto di decorazione di una cappella di San Pietro in Vincoli a Faenza) dovette certamente tramutarsi in scambi di idee, reciproche influenze e condivisione di modelli culturali che possono rendere spesso difficile discernere la mano dell’uno o dell’altro nella produzione grafica ad essi riferibile. Dopo l’iniziale interesse per Amico Aspertini, per i protoclassici bolognesi e –quanto a Bartolomeo- per i leonardeschi (si veda ‘L’Amico rivisitato’ mostra online: inv. 6768 F link ), l’evidente suggestione esercitata dai modelli formali e iconografici di Raffaello è stata collegata all’ipotesi, stimolata dalla testimonianza di Giorgio Vasari, di un viaggio romano compiuto dai due tra il 1519 e il 1520 . La predilezione di Biagio, trasmessa anche a Bartolomeo, per il disegno a biacca derivato dalla conoscenza dell’opera di Polidoro da Caravaggio è da inquadrare in questo contesto di ricezione di prototipi raffaelleschi. L’inv. 1430 F dimostra una sensibilità per la resa di effetti pittorici di matrice polidoresca, indagati con profonda attenzione proprio da Pupini (su questo tema si rimanda a ‘L’Amico rivisitato’ mostra online: inv. 1477 F r. link ) , che può effettivamente far propendere per un’attribuzione al bolognese. Tuttavia in questo disegno il tratto pacato, caratterizzato da una “maggiore saldezza formale” (Faietti in Bologna 2002), ancora leggibile nonostante i ritocchi successivi particolarmente evidenti nella figura del Bambino , si differenzia dal segno maggiormente sperimentale, pittorico e mobile di Biagio. Inoltre l’antico riferimento all’artista testimoniato dalle fonti inventariali, anche se non può costituire una prova schiacciante, è un ulteriore elemento a favore dell’autografia di Ramenghi. L’immagine denota una forte impronta raffaellesca e la riproposizione di invenzioni elaborate dal Sanzio. Il modello più evidente è il motivo iconografico dell’‘Adorazione dei pastori’ (ideato da Raffaello dopo la metà del secondo decennio) di cui si conoscono versioni di mano di allievi, come l’inv. 3460 (Paris, Musée du Louvre, Département des arts graphiques, link) attualmente attribuito a Giovan Francesco Penni ; l’inv. 3600, copia di quest’ultimo sempre al Louvre (link), e una stampa della cerchia di Marcantonio Raimondi che traduce, con varianti e in controparte, la versione del soggetto fornita dall’inv. 3460 (B. XV, 15, 3). Il prototipo raffaellesco servì inoltre per i cartoni di uno degli arazzi della Scuola Nuova raffigurante proprio l’‘Adorazione dei pastori’, più vicino, nella semplificazione compositiva che lo caratterizza, al disegno in esame. Nell’inv. 1430 F infatti Bartolomeo riprende, in controparte come nell’arazzo e nella stampa, solo la parte inferiore dell’immagine tramandata dai disegni del Louvre, in particolare il motivo della capanna fortemente scorciata. L’aspetto e la disposizione dei personaggi si distinguono poi dagli esempi sopracitati, in favore di un’orchestrazione più simmetrica, in linea con la caratteristica lettura piana e “devota” del linguaggio di Raffaello, interpretato “con una certa bonomia di radice […] popolare” . Anche la figura di Giuseppe, che nella postura e nel trattamento del manto rimanda a prototipi raffaelleschi, è risultato del continuo tornare, da parte di Bartolomeo, sui moduli espressivi elaborati dall’urbinate. La reinterpretazione di questi modelli e le caratteristiche stilistiche, precedentemente descritte, del segno a biacca che si distingue dal trattamento più vivace e atmosferico di disegni databili alla fine del terzo decennio (si confronti ‘L’Amico rivisitato’ mostra online: inv. 1755 O link ), concorrono a favore di un’ipotesi di datazione dell’opera intorno alla prima metà degli anni Venti, in epoca antecedente la fase di più forte suggestione esercitata da Girolamo da Carpi, che accentua la presenza, nell’opera dell’artista di origini romagnole, delle ricerche luministiche e di pastosità coloristiche filo-ferraresi. L’inquadramento della scena entro una cornice con due lesene laterali, secondo una modalità piuttosto consueta a queste date in ambito bolognese , e il taglio orizzontale potrebbero far pensare a un legame del disegno con un progetto di decorazione murale . Tuttavia il problema, in parte ancora aperto, della ricostruzione del ‘corpus’ pittorico di Bagnacavallo e la scomparsa di buona parte dei cicli di affreschi da lui realizzati, spesso in collaborazione con altri artisti, a Bologna e in altri centri non permette di ricondurre il disegno ad alcuna opera certa. (Laura Da Rin Bettina 2014, aggiornamento bibliografico gennaio 2015)

Mostre

  • Firenze 2018
    Grasso M., D'odio e d'amore. Giorgio Vasari e gli artisti a Bologna, catalogo mostra Firenze, Gallerie degli Uffizi, Sala Edoardo Detti 2018, Firenze 2018, pp. 108-107 n. I.13 (scheda a cura di Grasso M.)

Bibliografia

  • Baldinucci F. 1673, 1675 (BNCF, Postillato 97)
    Baldinucci F., Listra de' Nomi de' Pittori, di mano de' quali si hanno Disegni, e il primo numero denota quello de' Disegni, e l'altro denota quello, nel quale, òfiorirono, ò morirono i medesimi Pittori, e tutto fino al presente giorno8 Settembre 1673. Andandosi sempre agumentando la raccolta de' medesimi, e essendo fatta questa per semplice memoria, ne esser messi per anco i tempi a tutti; non si è osservato ordine alcuno nel metterli in nota, se non quello dell'Alfabeto, Firenze, 1673, 1675 (BNCF, Postillato 97), "Bagnacavallo" (12+1)
  • Baldinucci F. 1687 (ASFi, Guard. Med. 779, ins. 9, cc. 995-1027)
    Baldinucci F., Nota de' Libri de' disegni tanto grandi, che mezzani, con la distinzione di quanti ne sono attaccati per libro, avvertendo, che oltre a quelli che rimasero dopo la morte del Ser.mo Principe Card.le Leopoldo di Gloriosa Memoria, vi si comprendono quelli hauti di camera del Ser.mo Padrone per mano del Sig.r Falconieri in num.o di 193, e detta nota comincia secondo il num.o che son notati, e come stanno nell'armadio, 1687 (ASFi, Guard. Med. 779, ins. 9, cc. 995-1027), c. 1002 r. "Bagnacavallo al VI Universale a c. 46, disegni 12"
  • Pelli Bencivenni G. [1775 - 1793] (GDSU, ms. 102)
    Pelli Bencivenni G., Catalogo dei disegni, [1775 - 1793] (GDSU, ms. 102), v. I ("Bagnacavallo") v. Universale VI n. 3
  • Ramirez di Montalvo A. 1849 (GDSU, Coll. n. 43)
    Ramirez di Montalvo A., Catalogo dei disegni scelti della R. Galleria di Firenze, 1849 (GDSU, Coll. n. 43), cassetta VI n. 67
  • Ferri P. N. 1890
    Ferri P. N., Catalogo riassuntivo della Raccolta di disegni antichi e moderni posseduta dalla R. Galleria degli Uffizi compilato ora per la prima volta dal conservatore Pasquale Nerino Ferri, Roma, 1890, p. 181
  • Ferri P. N. 1895-1901 (GDSU, coll. n. 72)
    Ferri P. N., Catalogo dei disegni cartoni e bozzetti esposti al pubblico nella R. Galleria degli Uffizi ed in altri Musei di Firenze compilato da Pasquale Nerino Ferri ispettore preposto al Gabinetto dei disegni e delle stampe nella detta Galleria, 1895-1901 (GDSU, coll. n. 72), c. 96 r. cornice 366
  • Di Giampaolo M. 1977
    Di Giampaolo M., Italienische Zeichnungen des 16. Jahrhunderts aus eigenem Besitz, in Antichità viva, XVI, 4, 1977, p. 46 nota 15
  • Sambo E. 1989
    Sambo E., Problemi di classicismo in Emilia. Biagio Pupini. L'attività pittorica e grafica, , 1989, Dottorato di Ricerca in Storia dell'Arte, Università degli Studi di Bologna, pp. 154-155 n. 15
  • Firenze 2001
    Agosti G., Disegni del Rinascimento in Valpadana, catalogo mostra Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi 2001, Firenze 2001, p. 340 sotto il n. 77 (scheda a cura di Agosti G.)
  • Paris 2001
    Faietti M./ Cordellier D., Un siècle de dessin à Bologne 1480-1580. De la Renaissance à la réforme tridentine, catalogo mostra Paris, Chapelle du Musée du Louvre, aile Sully 2001, Paris 2001, p. 64 sotto il n. 15 (scheda a cura di Faietti M.)
  • Bologna 2002
    Faietti M., Il Cinquecento a Bologna. Disegni dal Louvre e dipinti a confronto, catalogo mostra Bologna, Pinacoteca Nazionale 2002, Milano 2002, p. 119 sotto il n. 22 (scheda a cura di Faietti M.)
  • Petrioli Tofani A. 2005
    Petrioli Tofani A., Inventario. Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi. Disegni di figura 2, Firenze, 2005, pp. 206-207
  • Petrioli Tofani A. 2014
    Petrioli Tofani A., L'inventario settecentesco dei disegni degli Uffizi di Giuseppe Pelli Bencivenni. Trascrizione e commento, Firenze, 2014, v. I p. 37 n. 3
  • Grasso M. 2018
    Grasso M., Bologna 1539-1540: Giorgio Vasari, la commissione di San Michele in Bosco e gli artisti con il «capo pieno di superbia e di fumo», in Faietti M./ Grasso M., D'odio e d'amore. Giorgio Vasari e gli artisti a Bologna, catalogo mostra Firenze, Gallerie degli Uffizi, Sala Edoardo Detti 2018, Firenze 2018, p. 85
  • Serra R. 2022
    Serra R., Musée du Louvre, département des Arts graphiques. Dessins bolonais du XVIe siècle, Paris/ Cinisello Balsamo (Mi), 2022, p. 148 sotto il n. 145 nota 3
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