Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Nel Settecento il disegno faceva probabilmente parte di un gruppo di "trentaquattro accademie" comprese all'interno di un volume con altri fogli, per le quali l'allora direttore della Galleria degli Uffizi, Giuseppe Pelli Bencivenni, non fornisce ulteriori informazioni . Infatti, il funzionario granducale non riferisce nulla riguardo alle eventuali attribuzioni di questi studi, né può dire molto sui soggetti, a causa della loro sostanziale ripetitività. Ciononostante, quasi tutte le accademie di nudo in questione sono identificabili, visto che sono per la maggior parte rimaste unite. Trentuno di esse sono attualmente conservate nel fondo di Benedetto Luti (invv. 15525 F-15555 F) e sono per la maggior parte ancora sistemate sugli antichi montaggi, sui quali sono scritti i rispettivi numeri d'ordine, esattamente corrispondenti a quelli assegnati da Pelli Bencivenni nel Settecento (a proposito di questo nucleo vedi la scheda del disegno inv. 15525 F link ). Il foglio in esame, che si trova, invece, sotto una diversa collocazione, le ragioni della quale si vedranno tra poco, sembra corrispondere all'unico del gruppo ad essere descritto piuttosto precisamente nell'inventario settecentesco con queste parole: "Al n°. 48 vi è L'Ercole Farnese /meno i piedi a Sfumo". Tra fine Ottocento e inizi Novecento Pasquale Nerino Ferri, responsabile delle raccolte grafiche degli Uffizi, ha inizialmente attribuito il foglio ad Ignoto del sec. XVII per poi assegnarlo definitivamente ad Anton Domenico Gabbiani (cfr. scheda storica). Si può supporre che in questa occasione l''Ercole' sia stato staccato dalle accademie precedentemente menzionate. Si deve inoltre segnalare che la corrispondenza del soggetto con la descrizione che si trova nel 'Catalogo di stampe e disegni' di Francesco Maria Niccolò Gabburri (1676-1742), oggi conservato nella Collection Frits Lugt, Fondation Custodia-Institut Néederlandais, di Parigi (ms. P. II, inv. 2005 -A.687B), consente a Novella Barbolani di Montauto e Nicholas Turner di rintracciare la probabile provenienza dello studio in esame dalla raccolta dell'erudito fiorentino. Infatti nell'inventario manoscritto di Gabburri a carta 28 r. si legge: "N. 935 Un Ercole colla clava a lapis nero lumeggiato sopra carta turchina, e terminato di mano del suddetto Gabbiani. Per alto soldi 14 2/3 largo 9 2/3" (cfr. Barbolani di Montauto/ Turner 2007). Il dato documentario, innanzitutto, induce a ritenere che il foglio in esame e gli altri del gruppo, a cui esso anticamente apparteneva, siano giunti agli Uffizi nel 1779 attraverso l'acquisto della collezione di Ignazio Enrico Hugford, nella quale era confluita parte di quella Gabburri . Quanto si legge nell'inventario Gabburri, inoltre, costituisce una conferma della correttezza dell'attribuzione all'artista fiorentino, in considerazione dell'autorevolezza della fonte, dato che il noto collezionista era un contemporaneo di Gabbiani, di cui possedeva diverse prove grafiche e ne conosceva certamente lo stile disegnativo. Il riferimento attributivo all'artista è, poi, suggellato dalla indubbia funzione preparatoria di questo studio per la statua di Ercole che egli immagina scolpita dalla Fama nell'affresco raffigurante l''Apoteosi' dell'eroe stesso in palazzo Corsini a Firenze, come evidenziato anche da Annamaria Petrioli Tofani tramite un'annotazione manoscritta sul montaggio . (L. Morelli/ R. Sassi 2016; aggiornamento R. Sassi, novembre 2022)