Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
A partire da Hadeln (1925) questa figura a pietra rossa, con il volto e le braccia protesi al cielo, è stata messa in rapporto con la perduta ‘Trasfigurazione’ affrescata dal Pordenone tra il 1528 e il 1529 nella chiesa veneziana di San Rocco, di cui ci resta una probabile derivazione nella ‘Resurrezione di Cristo’ dipinta dall’allievo, Pomponio Amalteo, per il Duomo di Oderzio . Nel disegno, con un segno veloce e sintetico della pietra, l’artista friulano restituisce appieno il rapimento estatico del personaggio e il suo incedere verso il piano dello spettatore. La tensione emotiva è, inoltre, evidenziata da intensi effetti di luce, ottenuti attraverso l’uso a risparmio della carta bianca; caratteristica che lo accomuna ad altre prove grafiche eseguite con tale “medium” tra cui lo ‘Studio di cavaliere’ al musée du Louvre (inv. 5671 r. link). Lo scorcio del volto come l’espressione appaiono simili a quelli esaminati in uno studio di testa sempre conservato alle Gallerie degli Uffizi (inv. 1740 F) ; quest’ultimo è stato spesso ricondotto dalla critica alla progettazione della pala di ‘San Pietro martire’ (1526-1528), a noi nota attraverso un bozzetto finito (Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, inv. 725 E, link) e uno studio compositivo (Los Angeles, The J. Paul Getty Museum, inv. 87GB9) : l’angolazione e la rotazione del viso risultano, infatti, sovrapponibili . Analogie si rintracciano, infine, con l’apostolo sulla sinistra nella ‘Trasfigurazione’ (1515-1516) ideata per la chiesa di San Salvatore a Collalto e attualmente conservata alla Pinacoteca di Brera di Milano . È possibile che, partendo da questa invenzione giovanile, il Pordenone abbia riformulato il dettaglio del volto nel foglio in esame, databile – per motivi stilistici – alla seconda metà degli anni Venti del sedicesimo secolo . Se la sua connessione al ‘Martirio’ appare indubbia, è altrettanto possibile che esso sia stato utilizzato come modello anche per la figura di Cristo nella ‘Trasfigurazione’ oggi perduta. Per quanto riguarda la vicenda collezionistica dei due fogli fiorentini (invv. 1747 F r. e inv. 1740 F), su entrambi è presente il timbro a secco con lo stemma mediceo sormontato da una corona granducale (Lugt 2712) che attesta la loro provenienza dalla raccolta del canonico Apollonio Bassetti, confluita nel 1699 nelle collezioni medicee . Conservati sciolti per quasi un secolo, essi furono aggiunti da Giuseppe Pelli Bencivenni nel volume denominato Universale XII, proveniente dalla raccolta seicentesca del cardinale Leopoldo de’ Medici. Oltre a tali informazioni, registrate nell’’Inventario Generale’ del 1784 , Pelli Bencivenni ne fornì un’accurata descrizione nel ‘Catalogo dei disegni’ ([1775 – 1793], GDSU ms. 102), dove essi risultano rispettivamente menzionati al numero uno del tomo Universale (‘una figura in camicia, Schizzo a matita rossa’ per l’inv. 1747 F r.) e al tre (‘Testa in scorcio, a matita rossa su carta turchina’). (Aliventi R., 2020)