autore ignoto di epoca antica: "Parmigiano", a penna in basso a sinistra
Notizie storiche e critiche
'Circella beve la pozione magica' (inv. 1972 F r.) e il suo pendant, 'Circella porge la pozione magica', di uguale tecnica e di simile soggetto (inv. 750 E, cfr. la scheda relativa), sono tra le immagini più affascinanti e note del Parmigianino, anche grazie alla loro ampia diffusione tramite le riproduzioni a stampa. Dall’inv. 1972 F r. vennero ricavate, infatti, due xilografie a chiaroscuro: la prima è dibattuta tra Ugo da Carpi e Niccolò Vicentino (B. XII, 111, 7), mentre la seconda è comunemente ritenuta di Antonio da Treno ma è stata riferita anche a Vicentino (B. XII, 111, 8) . Esiste, inoltre, un’incisione di Giulio Bonasone (B. XV, 135, 86). Dall’inv. 750 E fu invece tratto un chiaroscuro di Antonio da Trento (B. XII, 110, 6) .
Le due composizioni ebbero, da subito, una vasta fortuna, testimoniata da diverse copie databili al Cinquecento: 1’inv. 13183 F, attribuito a Biagio Pupini, è tratto dall’inv. 1972 F r., mentre il verso dell’inv. 230 A , un foglio a Chatsworth (Devonshire Collection, inv. 809) e tre esemplari al British Museum a Londra (invv. 1895,0915.749, PP, 2.143, 1905,1110.45) replicano l’inv. 750 E . Le invenzioni di Mazzola ispirarono inoltre altri artisti: Giulio Campi si rifece alla posa e al panneggio della protagonista dell’inv. 750 E nel suo studio per la principessa del San Giorgio e il drago, dipinto per la chiesa di Sant'Agata a Cremona entro il 1544 (inv. 13470 F). Andrea Muzzi ha, inoltre, trovato l’eco dell’inv. 1972 F r. in 'Ulisse e le sirene', perduto affresco di Primaticcio a Fontainebleau (Firenze 2003).
Non si conosce con certezza la funzione dei due disegni, anche se pare ragionevole ipotizzare, seguendo Arthur E. Popham (1969), che siano stati realizzati in previsione di una loro traduzione a chiaroscuro come suggeriscono, del resto, lo spiccato pittoricismo e il carattere altamente rifinito dei fogli, nei quali un segno a inchiostro e biacca descrive con grande sensibilità i passaggi luministici e modella le forme delle figure, simili a un rilievo.
Questo stile prezioso e pittorico ha portato alcuni studiosi a suggerire una datazione al soggiorno romano (1524-1527) per confronti con altri disegni di quella fase, come lo 'Sposalizio della Vergine' (Chatsworth, inv. 339) inciso da Jacopo Caraglio , e per la suggestione esercitata sull’artista dal linguaggio di Perin del Vaga . Altri, invece, hanno situato le due opere nel periodo bolognese (1527-1530), per la vicinanza con gli studi per la 'Madonna della rosa' e per il rapporto con l’incisione, che vedono particolarmente intenso a Bologna .
Come testimoniano le trattative seicentesche per l’acquisto dei due fogli da parte di Leopoldo de’ Medici , il soggetto di entrambi era ricondotto in antico al mito di Circe, narrato nell’'Odissea' e ripreso nell’'Eneide' di Virgilio e nelle 'Metamorfosi' di Ovidio. Tuttavia, gli studi moderni hanno sottolineato alcune significative differenze con la storia tramandata dalle fonti. In primo luogo, nei due disegni gli uomini si trovano ancora sulla nave – mentre i testi raccontano che entrarono nel palazzo di Circe – e non sono trasformati in porci dalla bevanda preparata dalla maga ma, semmai, in serpenti e creature mostruose. Se quest’ultima deroga può forse essere spiegata dal fatto che secondo le fonti antiche l’isola di Circe era popolata da fiere di ogni specie (vittime dell’incantatrice), nell’inv. 1972 F r. il gesto della maga, intenta a bere la sua pozione, rende alquanto problematica l’identificazione della scena con la versione classica del mito. Come ha osservato per prima Claudia Hattendorff (1988), la chiave per una migliore comprensione dell’iconografia di entrambi i fogli è un brano dell’'Orlando innamorato', un poema cavalleresco di Matteo Maria Boiardo (1483) che propone una rilettura della storia di Circe e Ulisse in ottica cortese : la maga, ribattezzata Circella, era una bellissima giovane solita accogliere sulla riva gli uomini giunti dal mare offrendo loro una bevanda che li tramutava in bestie. Un giorno però la fanciulla si invaghì di un cavaliere e, accecata d’amore, bevve la pozione, cadendo vittima del suo stesso incantesimo e trasformandosi in una cerva bianca.
Gli invv. 750 E ('Circella porge la pozione magica') e 1972 F r. ('Circella beve la pozione magica') potrebbero dunque illustrare due momenti della vicenda, anche se alcuni studiosi hanno ritenuto che il 1972 F r. sia anteriore al 750 E, visto che nel primo è presente una testa di dragone che nell’altro foglio è accennata a pietra nera, ma abbandonata nella versione definitiva a inchiostro. Sono state notate inoltre alcune lievi differenze stilistiche tra i due studi: l'inv. 1972 F r. si contraddistingue, infatti, per una grafica più diluita, mentre l’inv. 750 E è più finito, si sofferma maggiormente sui particolari e non lascia trasparire quasi per nulla la traccia iniziale a pietra nera .
La complessità iconografica dell’opera e il virtuosismo tecnico e compositivo di Mazzola contribuiscono a creare due scene sognanti e rarefatte, di cui sono state evidenziate l’ispirazione classica e le componenti erotiche, ma che sono anche strettamente legate a suggestioni poetiche: nel testo di Boiardo Circella non è uno dei tanti personaggi dell’intreccio cavalleresco, bensì la protagonista di un ciclo pittorico illustrato sui tre lati della loggia di un palazzo, che svolge la funzione di monito contro i pericoli dell’incantesimo d’amore. I disegni danno forma al dipinto inventato dal poeta, configurandosi come la traduzione figurativa di un’ekphrasis letteraria. (Laura Da Rin Bettina, giugno 2020)
Mostre
Firenze 1954 Sinibaldi G., Mostra di disegni dei primi Manieristi italiani, catalogo mostra Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi 1954, Firenze 1954, p. 53 n. 88 (scheda a cura di Fossi M.)
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Firenze 1976 Forlani Tempesti A./ Petrioli Tofani A., Omaggio a Leopoldo de' Medici, catalogo mostra Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi 1976, Firenze 1976, pp. 92-93 n. 72, fig. 70 (scheda a cura di Forlani Tempesti A.)
Firenze 2003 Di Giampaolo M./ Muzzi A., Parmigianino e il fascino di Parma. I disegni degli Uffizi, catalogo mostra Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi 2003, Firenze 2003, pp. 49-56 n. 29, fig. 39 (scheda a cura di Muzzi A.)
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Forlì 2020 Brunelli G. et al., Ulisse. L'arte e il mito, catalogo mostra Forlì, Musei di San Domenico 2020, Cinisello Balsamo (MI) 2020, pp. 397-398 s. n., ripr. a p. 248 (scheda a cura di Da Rin Bettina L.)
Bibliografia
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(ASFi, CdA, IX, ins. 7, cc. 90-95 (132-134 nella numerazione moderna)), 1659 marzo Stima di disegni, 1659 marzo [Firenze], (ASFi, CdA, IX, ins. 7, cc. 90-95 (132-134 nella numerazione moderna)), c. 93 r n. 16 o 19
(ASFi, CdA, V, cc. 225-226), 1660 / 7 / 10 Leopoldo de' Medici, Lista a Paolo Del Sera, 1660 / 7 / 10 [Firenze], (ASFi, CdA, V, cc. 225-226), c. 225 v n. 13
I nomi de Maestri 1663 (BNCF, Palatino 1031, cc. 29/24 r.-33/ 28 v.) I nomi de Maestri, I nomi de Maestri de quali il Ser.mo Principe Leopoldo ha disegni, 1663 (BNCF, Palatino 1031, cc. 29/24 r.-33/ 28 v.), c. 32/27v "Parmigiano"
Baldinucci F. 1673 (GDSU, ms. III C 37, 738) Baldinucci F., Registro de’ Disegni Per Tenere S. A. Rev.ma, 1673 (GDSU, ms. III C 37, 738), "Parmigiano (85+2)"
Baldinucci F. 1673, 1675 (BNCF, Postillato 97) Baldinucci F., Listra de' Nomi de' Pittori, di mano de' quali si hanno Disegni, e il primo numero denota quello de' Disegni, e l'altro denota quello, nel quale, òfiorirono, ò morirono i medesimi Pittori, e tutto fino al presente giorno8 Settembre 1673. Andandosi sempre agumentando la raccolta de' medesimi, e essendo fatta questa per semplice memoria, ne esser messi per anco i tempi a tutti; non si è osservato ordine alcuno nel metterli in nota, se non quello dell'Alfabeto, Firenze, 1673, 1675 (BNCF, Postillato 97), "Parmigiano 87"
Baldinucci F. 1687 (ASFi, Guard. Med. 779, ins. 9, cc. 995-1027) Baldinucci F., Nota de' Libri de' disegni tanto grandi, che mezzani, con la distinzione di quanti ne sono attaccati per libro, avvertendo, che oltre a quelli che rimasero dopo la morte del Ser.mo Principe Card.le Leopoldo di Gloriosa Memoria, vi si comprendono quelli hauti di camera del Ser.mo Padrone per mano del Sig.r Falconieri in num.o di 193, e detta nota comincia secondo il num.o che son notati, e come stanno nell'armadio, 1687 (ASFi, Guard. Med. 779, ins. 9, cc. 995-1027), c. 1020 v "Parmigiano, libro grande al n. 5, disegni 93"
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