Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
La tradizionale attribuzione a Domenico Maria Canuti del disegno, entrato agli Uffizi nel 1906 con l’acquisto della collezione del cardinale Vincenzo Malvezzi , è oggi superata a favore di Elisabetta Sirani. Come di mano della pittrice l’opera è stata esposta per la prima volta nella recente mostra della Galleria degli Uffizi ‘Dipingere e disegnare “da gran maestro”: il talento di Elisabetta Sirani’ (6 marzo-10 giugno 2018). L’autografia, suggerita da Babette Bohn nel 2005 in una nota manoscritta sul vecchio montaggio , è stata chiaramente dimostrata da Catherine Loisel nel 2013. Si tratta infatti di uno studio preparatorio per la ‘Sacra Famiglia con Sant’Anna e San Gioacchino' (detta 'Sacra Famiglia delle ciliegie') in collezione privata . La tela riprende una composizione eseguita dall’artista nel 1660 per il gioielliere bolognese Orazio Cecchi, oggi al Museo Borgogna di Vercelli . Rispetto a quest’ultima nella ‘Sacra Famiglia delle Ciliegie’ sono riscontrabili alcune varianti iconografiche, come il San Gioacchino al posto dell’angelo e l'assenza del San Giovannino. A ciò si aggiunge una resa più intima e giocosa della composizione. Tali modifiche sono già presenti nel disegno in esame, in cui Elisabetta mette a punto la nuova disposizione spaziale delle figure, le singole pose e le interazioni tra esse . La realizzazione della tela in collezione privata, e dunque dello studio, dovrebbe risalire al 1662. Tale data è stata proposta dalla critica in quanto nel dipinto è rintracciabile un linguaggio maturo – caratterizzato da una pennellata materica e un caldo cromatismo di ascendenza neoveneta . Come dimostrano questi esempi, i disegni eseguiti esclusivamente a pietra nera e rossa, seppur non molto numerosi, mostrano la medesima “sprezzatura” e l’incisiva invenzione di quelli a pennello e inchiostro diluito. Recentemente al nome dell'artista bolognese è stato accostato un altro studio conservato agli Uffizi realizzato sempre a pietra nera e raffigurante una ‘Sacra Famiglia’ (inv. 12462 F). L’opera, inventariata a fine Ottocento da Pasquale Nerino Ferri sotto il nome di Guido Reni, presenta un “ductus” grafico che Babette Bohn ha ritenuto compatibile con quello di Giovanni Andrea Sirani o di Elisabetta . Le precarie condizioni conservative del foglio non consentono purtroppo di valutarne appieno la qualità e di attribuirlo in modo certo al padre o alla figlia, il cui linguaggio stilistico risulta in diversi casi molto simile. Rispetto ai disegni a pietra nera e rossa precedentemente menzionati nella 'Sacra Famiglia' vi è un segno più spezzato e meno fluente, in parte accostabile a quello della ‘Madonna del latte’ conservata a Stuttgart (Staatsgalerie, Graphische Sammlung, inv. II/2655) . La proposta di Babette Bohn di mettere in relazione anche questo foglio con la 'Sacra famiglia delle ciliegie' non appare convincente. L'unica affinità riscontrabile tra lo studio e la tela è infatti il gesto della figura maschile (san Giuseppe nel disegno e san Gioacchino nel dipinto) di porgere un frutto verso il bambino. Per quanto non riconducibile a nessun dipinto o stampa di mano di Elisabetta, la tipologia iconografica della Sacra Famiglia e l'affettuosa interpretazione del tema sacro sono tipiche della pittrice, in particolare delle sue opere destinate alla devozione privata. Nonostante l'attribuzione alla pittrice sia preferibile, è innegabile l'esistenza di una forte affinità stilistica del foglio con la produzione di Giovanni Andrea. Il segno appare molto vicino a due studi, uno agli Uffizi (inv. 6306 F) e l’altro al Museo delle Belle Arti di Budapest (inv. K.83.28) , in cui l’artista affronta il tema della Madonna con il Bambino. (Roberta Aliventi 2018)