Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
I volumi invv. 2666 F-2829 F e 2830 F-2945 F contengono 279 disegni raffiguranti i costumi dei vari personaggi e i carri delle divinità che parteciparono alla sfilata della ‘Genealogia degli Dei’ tenutasi a Firenze il 21 febbraio 1566 (1565 stile fiorentino), ultimo giorno di Carnevale, che chiudeva i festeggiamenti per le nozze di Francesco I de’ Medici con Giovanna d’Austria, iniziati il precedente 16 dicembre . Il programma e i contenuti generali di tali festeggiamenti furono elaborati da Vincenzo Borghini, mentre a Giorgio Vasari fu affidato il compito di occuparsi degli aspetti artistici, come, ad esempio, le scenografie della commedia ‘La Cofanaria’ di Francesco d’Ambra, rappresentata nel giorno di Natale 1565 nel Salone dei Cinquecento. Non è noto il nome dell’ideatore della ‘Genealogia degli Dei’, di cui si pubblicò una dettagliata descrizione a solo un mese di distanza dall’evento, contenuta nel ‘Discorso sopra la Mascherata della Genealogia degli Iddei de’ Gentili’, ascrivibile a Baccio Baldini, medico personale di Cosimo I e bibliotecario della Biblioteca Laurenziana . Entrambi i volumi sono documentati negli inventari degli Uffizi realizzati da Giuseppe Pelli Bencivenni verso la fine Settecento, il primo dei quali in ordine di tempo è databile tra il 1780 e il 1784 (Pelli Bencivenni G. [1780-1784], BU, ms. 113, classe III, v. I) . Petrioli Tofani (1966) ha per prima ipotizzato che essi siano stati donati a Cosimo I de’ Medici come ricordo della sfilata, come potrebbe suggerire un passo di una lettera di Giovanni Battista Cini a Vincenzo Borghini databile al 1567 (cfr. Petrioli Tofani 1966, pp. 13-14, nota 26, seguita da Baroni 2013, p. 41 ). Si deve ricordare che la critica è concorde nel riconoscere i modelli originali dei costumi della ‘Genalogia degli Dei’ nel nucleo di disegni conservati presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e in passato raccolti in volume (BCNF, Palat. C.B.III.53, I), dato che recano annotazioni evidentemente destinate ai sarti e agli artigiani e presentano una qualità superiore rispetto a quelli degli Uffizi, che sono, dunque, da considerarsi copie e derivazioni . Esiste, inoltre, una seconda serie di studi, a loro volta considerati copie dal volume precedentemente citato della Biblioteca Nazionale e custoditi presso la medesima biblioteca (BNCF, II.I.142). Il codice con i modelli originali (BNCF, Palat. C.B.III.53, I) fu attribuito a Giorgio Vasari da Aby Warburg ([1895] 2021), seguito da Jean Seznec (1935, p. 237) e da Alois Nagler (1964, p. 24 nota 51) . Tale riferimento, è stato messo in discussione da Annamaria Petrioli Tofani in occasione della mostra fiorentina del 1966, la quale pochi anni più tardi (1976; in Firenze 1980) propose il nome di Alessandro Allori, attribuzione recepita anche da Simona Lecchini Giovannoni (1991) nella monografia sull’artista. Quest’ultima, però, riferiva a Vasari o a un suo collaboratore i disegni dei carri. Il nome di Allori, quale probabile autore principale di quest’opera, è stato in seguito accreditato dal rinvenimento presso l’Archivio di Stato di Firenze da parte di Anna Maria Testaverde di un mandato di pagamento a suo favore, datato 15 ottobre 1567, da parte di Tommaso de’ Medici, cameriere e tesoriere di Cosimo I, per aver fatto disegni per i carri e le figure di non meglio specificati trionfi, identificati con quelli della ‘Genealogia degli Dei’ del 21 febbraio del 1566 a causa della contiguità temporale . Si aggiunga, poi, che Luca Degl’Innocenti ha riconosciuto la calligrafia dello stesso Allori nelle indicazioni scritte per i sarti sui fogli del codice Palatino della Biblioteca Nazionale raffiguranti i costumi dei personaggi della ‘Mascherata’ del 1566 (Degl’Innocenti 2013, pp. 88-89). Per quanto riguarda i due volumi degli Uffizi Alessandra Baroni (2013) conferma la loro natura di copie dai modelli originali per i sarti, ritenendo possibile che esse siano state pensate come dono a Cosimo I. La studiosa, inoltre, riprende in parte le teorie attributive di Luisa Marcucci , che aveva assegnato a Girolamo Macchietti i fogli invv. 2868 F e 2919 F e a Mirabello Cavalori gli invv. 2733 F, 2799 F, 2777 F, 2850 F, riconoscendo a sua volta un possibile intervento di quest’ultimo nell’inv. 2878 F. Baroni ha anche riscontrato la presenza dello stesso tipo di filigrane su alcuni disegni dei tre nuclei, ovvero i due volumi della Biblioteca Nazionale (Palat. C.B.III.53, I e II.I.142) e gli altri due degli Uffizi, suggerendo, quindi, che essi abbiano tutti un’origine comune e siano stati prodotti a breve distanza di tempo. I ripassi a inchiostro diluito sui fogli della raccolta degli Uffizi segnalerebbero, poi, una rifinitura frettolosa, dovuta probabilmente alla necessità di consegnarli rapidamente al duca ed eseguita, forse, proprio da Vincenzo Borghini, sulla base del confronto con un disegno a lui attribuito conservato agli Uffizi (GDSU inv. 1611 E ). La studiosa, infine, ritiene possibile un intervento diretto di Giorgio Vasari nell’ideazione dei carri sulla scorta dell’esame stilistico dei relativi studi del codice della Biblioteca Nazionale (Pal. C.B.III.53, I, cc. 6-7) . (R. Sassi, novembre 2023)