Progetto Euploos

Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi

Scheda Catalogo "6376 F"

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Scheda aggiornata al 26-07-2024
Opera 6376 F
  • inv. 6376 F
  • Tibaldi Pellegrino detto il Pellegrini (1527/ 1596)
  • Studio di Polifemo (per 'L'ira di Polifemo' in Palazzo Poggi a Bologna)
  • Categoria: Figura
  • Datazione: sec. XVI
  • Tecnica e materia: pietra rossa su carta giallastra
  • Misure: 435 x 345 mm
  • Stemmi, emblemi, marchi: timbro a inchiostro di collezione: Reale Galleria degli Uffizi (Lugt 929) sul recto in basso a destra
  • Schede correlate: 12170 F v. , 12170 F r. , 13217 F v. , 13217 F r.

Iscrizioni

  • autore ignoto di epoca antica: "Daniello da Volterra", a penna sul verso

Notizie storiche e critiche

L’antica iscrizione sul verso e le fonti inventariali sei-settecentesche ascrivono a Daniele da Volterra il disegno, proveniente dalla raccolta grafica di Leopoldo de’ Medici . All’inizio del Novecento Pasquale Nerino Ferri spostò il foglio nel fondo di Pellegrino Tibaldi, riconoscendone il legame con gli affreschi in Palazzo Poggi a Bologna (cfr. correzioni e appunti sulla scheda storica). La tradizionale attribuzione a Daniele da Volterra è un esempio della frequente e reciproca confusione attributiva che grava sui disegni di Ricciarelli e Tibaldi (Hirst 1967), dovuta certamente alle tangenze tra i due artisti: a Roma Pellegrino lavorò anche nella cerchia di Daniele da Volterra e, in particolare, come documentato, nel cantiere della Cappella della Rovere in Trinità dei Monti (1548-1550). Il giovane, anche se ormai avviato artista ebbe modo di visionare e studiare le opere grafiche di Ricciarelli, da cui derivano le somiglianze stilistiche tra i due disegnatori: simili sono, infatti, il tratteggio fine, che esalta la tridimensionalità delle figure, e l’accurata analisi delle luci e delle ombre. Lo studio è preparatorio per l’Ira di Polifemo, affrescato in un riquadro sulla volta del salone al pian terreno di Palazzo Poggi (1550-1551 circa) . Nell’affresco, Tibaldi interpreta liberamente il passo del Libro IX dell’Odissea, condensando in un’unica scena la fuga di Ulisse e dei compagni dall’antro di Polifemo mediante lo stratagemma dei montoni, con l’ira del ciclope, rappresentato mentre scaglia un masso nel tentativo di affondare l’imbarcazione degli Achei. Discostandosi dalla fonte letteraria, l’artista non raffigura montoni veri, bensì solo pelli lanose con cui l’eroe e i compagni si coprono per fuggire dalla caverna: si tratta di una variante piuttosto rara, che nel Cinquecento si ritrova solamente in Palazzo Ricci-Sacchetti a Roma. L’ideatore del programma iconografico, Tibaldi o chi per esso, pare riproporre, piuttosto che il racconto omerico, la sintesi del Boccaccio presente nella ‘Genealogia deorum gentilium’: “Ma il Ciclope addolorato, levata la macina dalla boccha dell’antro […] toccava ciascuna delle pecore sulla schiena, ad una ad una lasciandole uscire: onde Ulisse insieme con i compagni vestiti di pelli di morti montoni, quadrupedi uscirono dalla spelonca tra l’altro grege senza essere da Polifemo conosciuti: e così tutti lieti con delle pecore del Ciclope se n’andarono alle sue navi: onde quello accortosi dello inganno trasse quel gran sasso verso la nave di Ulisse” . L’artista si è concentrato sulla figura di Polifemo e, in particolare, sul busto, quasi una riproposizione del famoso Torso del Belvedere. Nella sua accurata definizione, l’opera si avvicina molto ai “disegni finiti” di Michelangelo , anche se alcune parti come la testa, le gambe e i piedi sono solo parzialmente delineate, mentre il braccio destro manca del tutto. La figura di Polifemo sembra sospesa, nell’assenza di ogni tipo di ambientazione – come la lastra di pietra su cui è seduto nell’affresco – secondo una prassi disegnativa propria di Michelangelo e successivamente adottata da diversi artisti, tra cui, non a caso, Daniele da Volterra, il principale mediatore della maniera di Buonarroti per Tibaldi. La collocazione della figura nello spazio è suggerita solo dalle ombre rese con un fitto tratteggio parallelo, come quella proiettata dalla gamba destra, assente nella trasposizione ad affresco. Si conservano diversi disegni di Pellegrino risalenti alle fasi più avanzate della progettazione grafica e simili al nostro per l’alto livello di finitura, spesso per la tecnica impiegata – la sola pietra rossa – e, in alcuni casi, per l’antica attribuzione a Daniele da Volterra. Alcuni sono databili prima della decorazione in Palazzo Poggi, come la ‘Testa di un pastore’ al British Museum, preparatoria per l’Adorazione Borghese ; altri sono stati realizzati negli anni della commissione bolognese, come ‘Eolo’ al Louvre link , ‘Eolo’ al Metropolitan Museum of Art di New York link , la ‘Figura maschile seduta’, alla Morgan Library link ; il ‘Nudo maschile seduto’ allo Statens Museum for Kunst, Copenaghen ; altri ancora sono invece successivi, come ‘San Paolo, Sant’Agostino e un angelo’ al Louvre link . Nel corpus di Tibaldi, inoltre, sono presenti altri studi per la figura di Polifemo a Palazzo Poggi: in un foglio alla Kunsthalle di Amburgo (inv. 1297) link la figura è anch’essa priva del braccio destro, mentre il volto appare più definito e avviato verso la redazione finale rispetto al disegno agli Uffizi . Un’ulteriore versione, recante un’antica attribuzione a Daniele da Volterra, è stata segnalata in una collezione privata . Sembra dunque che Tibaldi abbia realizzato diversi studi preparatori per il personaggio del ciclope, vicini alla redazione ad affresco, mentre non sono per il momento noti disegni d’insieme per l’intero episodio. In un’incisione di Jan de Bisschop del 1670, che in passato si riteneva derivata dal foglio degli Uffizi , ma che è probabilmente tratta dallo studio ad Amburgo , la composizione è ritenuta un’invenzione di Michelangelo, disegnata da Daniele da Volterra (“M.A. Bon. Inv., Dan. D. Volterra d.”) . Del resto, il legame di Tibaldi con Michelangelo è stato messo in luce anche dalla critica moderna, e proprio in Palazzo Poggi l’artista giunge alla massima adesione alla maniera di Buonarroti . Nella posa delle gambe, con la sinistra sollevata quasi parallela al suolo, e nella possente muscolatura il Polifemo può essere accostato al San Bartolomeo del Giudizio Universale (Valli 2024). L’affresco sistino fu scoperto nel 1541 e Tibaldi, che sicuramente lo vide di lì a qualche anno, si mostrò particolarmente ricettivo nei confronti delle invenzioni michelangiolesche, che non riprese però mai pedissequamente, come è possibile notare già nell’Adorazione del Bambino alla Galleria Borghese di Roma, del 1548-1549 circa . Si conservano almeno due copie, di modesta fattura, dall’affresco di Tibaldi, una alla Royal Collection di Windsor (Inv. RCIN 905968) e l’altra all’interno del fondo del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe agli Uffizi (inv. 4119 S, cfr. scheda relativa). (C. Valli, L. Da Rin Bettina, marzo 2024)

Bibliografia

  • Baldinucci F. 1673, 1675 (BNCF, Postillato 97)
    Baldinucci F., Listra de' Nomi de' Pittori, di mano de' quali si hanno Disegni, e il primo numero denota quello de' Disegni, e l'altro denota quello, nel quale, òfiorirono, ò morirono i medesimi Pittori, e tutto fino al presente giorno8 Settembre 1673. Andandosi sempre agumentando la raccolta de' medesimi, e essendo fatta questa per semplice memoria, ne esser messi per anco i tempi a tutti; non si è osservato ordine alcuno nel metterli in nota, se non quello dell'Alfabeto, Firenze, 1673, 1675 (BNCF, Postillato 97), "Daniello da Volterra, num. 12. [+] 3"
  • Baldinucci F. 1687 (ASFi, Guard. Med. 779, ins. 9, cc. 995-1027)
    Baldinucci F., Nota de' Libri de' disegni tanto grandi, che mezzani, con la distinzione di quanti ne sono attaccati per libro, avvertendo, che oltre a quelli che rimasero dopo la morte del Ser.mo Principe Card.le Leopoldo di Gloriosa Memoria, vi si comprendono quelli hauti di camera del Ser.mo Padrone per mano del Sig.r Falconieri in num.o di 193, e detta nota comincia secondo il num.o che son notati, e come stanno nell'armadio, 1687 (ASFi, Guard. Med. 779, ins. 9, cc. 995-1027), c. 1006 r. "Daniello da Volterra, al quarto libro universale a c. 49, disegni 15"
  • Pelli Bencivenni G. [1775 - 1793] (GDSU, ms. 102)
    Pelli Bencivenni G., Catalogo dei disegni, [1775 - 1793] (GDSU, ms. 102), v. II (Daniele da Volterra) v. Universale IV n. 5
  • Hirst M. 1967
    Hirst M., Daniele da Volterra and the Orsini Chapel. I: The Chronology and the Altarpiece, in The Burlington Magazine, CIX, 774, 1967, p. 509 nota 36
  • van Gelder J./ Jost I. 1985
    van Gelder J./ Jost I., Jan de Bisschop and his Icones & Paradigmata. Classical Antiquities and Italian Drawings for Artistic Instruction in Seventeenth Century Holland, Doornspijk (Elburg) , 1985, pp. 238-239
  • Klemm D. 2008
    Klemm D., Von Leonardo bis Piranesi: italienische Zeichnungen von 1450 bis 1800 aus dem Kupferstichkabinett der Hamburger Kunsthalle, Brema, 2008, p. 226 nota 7
  • Klemm D. 2009
    Klemm D., Italienische Zeichnungen 1450 - 1800 Kupferstichkabinett Hamburg, Köln Böhlau, 2009, 2009, pp. 341-342
  • Petrioli Tofani A. 2014
    Petrioli Tofani A., L'inventario settecentesco dei disegni degli Uffizi di Giuseppe Pelli Bencivenni. Trascrizione e commento, Firenze, 2014, v. II p. 839 n. 5
  • Serra R. 2022
    Serra R., Musée du Louvre, département des Arts graphiques. Dessins bolonais du XVIe siècle, Paris/ Cinisello Balsamo (Mi), 2022, pp. 210-211 nota 5
  • Valli C. 2024
    Valli C., I disegni autografi di Pellegrino Tibaldi. Per un primo riordino del fondo al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi. Tesi di specializzazione in Beni storico-artistici, Università di Bologna, a.a. 2022/ 2023, , 2024, pp. 61-66
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