Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Il foglio è preparatorio per l'incisione ‘Il martirio di Attilio Regolo’ (B. XX, 271, 9) che Salvator Rosa eseguì tra il 1661 e il 1662, durante un soggiorno estivo in Toscana presso Strozzavolpe, la residenza di Giovanni Battista Ricciardi (1623-1686), poeta, commediografo e grande amico dell’artista napoletano. Nella corrispondenza con Ricciardi, Rosa non menziona mai il disegno, ma parla in più occasioni della lavorazione dell’acquaforte , progettata a “pendant” con ‘La crocifissione di Policrate’ (B. XX, 272, 10), il cui disegno preparatorio si conserva anch’esso presso il GDSU (inv. 6598 S). Il foglio in esame è tracciato con la pietra nera ed è ripassato a penna e inchiostro diluito per definire le figure e rafforzare le ombre; esso è inoltre interamente ricalcato con lo stilo per essere trasposto sulla lastra. La bibliografia relativa è piuttosto esigua e risulta perciò imprescindibile il catalogo dei disegni dell’artista edito da Michael Mahoney (1977), unico a riservare a ‘Il martirio di Attilio Regolo’ un’attenzione specifica. Altrettanto fondamentali sono le ricerche di Richard William Wallace, il quale ha fornito lo studio più completo e approfondito sulle acqueforti di Rosa (1979), considerando con attenzione anche le prove preparatorie. Il tema, di rado riscontrabile nella storia dell’arte, rappresenta la leggendaria morte del console romano Marco Attilio Regolo che, imprigionato dai Cartaginesi durante la prima guerra Punica (264-241 a. C.), fu inviato a Roma per proporre le trattative di pace, promettendo di tornare indietro se le condizioni non fossero state a loro favorevoli. Regolo esortò il Senato a non accettare le svantaggiose richieste del nemico e come promesso ritornò dai suoi carcerieri consapevole della fatalità della sua decisione. Rosa rappresentò dunque la preparazione della tortura: egli è disteso all’interno di una grande botte mentre viene chiodata, subito prima che lo facciano rotolare da una collina. La scena si svolge sotto un cielo fosco e nuvoloso, alla presenza di un folto gruppo di soldati, popolani e filosofi, tipologie umane ricorrenti nelle opere del napoletano. Wallace (London 1973, p. 62) sottolinea come la composizione a fregio sia debitrice del classicismo di Nicolas Poussin e Pietro Testa, artisti ai quali Rosa guardò con grande interesse durante gli anni Cinquanta e Sessanta. Sebbene la vicenda di Regolo sia un tema diffuso nella letteratura latina, il supplizio che Rosa raffigura non ha un riscontro letterario specifico nelle numerose fonti , ma deriverebbe iconograficamente da un affresco, eseguito su disegno di Giulio Romano nella sala di Attilio Regolo a Palazzo Te a Mantova, forse noto all’artista per visione diretta,oppure attraverso un’incisione di Diana Scultori (Wallace 1979, p. 75). Rosa aveva già trattato il tema del martirio di Regolo intorno al 1652 quando realizzò uno dei primi e più ambiziosi dipinti del periodo romano (1649-1673), nella speranza di emergere nel competitivo ambiente artistico della città pontificia. L’acquaforte eseguita tra il 1661 e il 1662, per la quale il disegno in esame rappresenta l’ultimo stadio preliminare, è un’esatta riproduzione della tela, anche nel verso, e soltanto pochi particolari differiscono rispetto alla versione pittorica. Dalla corrispondenza con Giovan Battista Ricciardi sappiamo che Rosa inviò il foglio preparatorio per la stampa con ‘La crocifissione di Policrate’, ma non abbiamo notizie certe sull’opera in esame, anche se non è da escludere la possibilità, come sostiene Mario Epifani (2006-2007), che la “carta dell’Attilio” di cui parla l’artista in una missiva del 4 novembre 1662 sia proprio il disegno Santarelli (anche se per “carta” Rosa potrebbe intendere la versione stampata). Purtroppo non possediamo elementi per identificare l’opera in esame con certezza, ma conosciamo altri due riferimenti inventariali relativi a un disegno con il martirio del console. Nel 1737 l’abate Tommaso Ricciardi, forse un erede del sopracitato Giovanni Battista, in occasione di una delle mostre organizzate dalla fiorentina Accademia del Disegno presso il chiostro grande della SS. Annunziata, espose un foglio con l’“Istoria d’Attilio Regolo” . Poco più tardi, nel catalogo della collezione di Pierre Crozat redatto da Pierre-Jean Mariette nel 1741, incontriamo un’altra descrizione affine “Un grand Dessein reprétant le Supplice de Regulus” . Non possediamo dati certi sul percorso collezionistico de‘Il martirio di Attilio Regolo’ prima dell’acquisto da parte di Emilio Santarelli, ma la sua identificazione con uno dei fogli descritti sopra rientra nel novero delle possibilità. Nel 1866 lo scultore fiorentino donò l’opera agli Uffizi insieme a 'La crocifissione di Policrate' e da quel momento in poi si può stabilire con certezza che i due disegni seguirono sorti comuni (a proposito vedi scheda n. 6568 S). Presso il GDSU si conserva una stampa (inv. 1711 St. Sc.), a suo tempo scelta per essere esposta nel Corridoio Vasariano . (Angela Fiume 2014)