Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Scheda Catalogo "729 E"
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Scheda aggiornata al 29-08-2024
inv. 729 E
Sacchis Giovanni Antonio de' detto il Pordenone (1483-1484/ 1539)
Danza di putti
Categoria: Esposti
Datazione: secc. XV/ XVI
Tecnica e materia: pietra nera, gessetto bianco su carta cerulea virata
Misure: 202 x 357 mm
Stemmi, emblemi, marchi: timbro a inchiostro di collezione: Reale Galleria degli Uffizi (Lugt 930) sul recto in basso a destra
Notizie storiche e critiche
Dal carteggio, intercorso tra il Cardinale Leopoldo de’ Medici e il suo agente bolognese Bonaventura Bisi, si evince che il disegno, insieme ad altri tre del Pordenone (inv. 725 E link; inv. 730 E link; 731 E link), entrò a far parte della collezione grafica medicea tra il 3 gennaio e il 28 aprile del 1654 . Esso è dunque da annoverare tra i cinquanta fogli menzionati nella ‘Listra’ (1673, 1675, BNCF, Postillato 97) sotto il nome del Pordenone in data 8 settembre 1673 da Filippo Baldinucci, che ebbe il compito di ordinare la raccolta di disegni del Cardinale, destinata poi a diventare il nucleo originario di quella delle odierne Gallerie degli Uffizi. Nel ‘Catalogo dei Disegni' (1775 - 1793, GDS, ms. 102, coll. n. 2) redatto da Giuseppe Pelli Bencivenni, l’inv. 729 E è identificabile con il “ballo di putti grazioso assai a matita nera sù fondo verdastro” desunto al n. 1 dell’Universale III. Nell’Ottocento, il foglio viene solo inventariato, senza nuove informazioni, da Ramirez di Montalvo (1849) che da Pasquale Nerino Ferri (1881; 1890; 1895-1901), i quali non forniscono nuove informazioni . La composizione ideata dal Pordenone godette fin da subito di un certo successo. Già nelle missive di Bisi è possibile ritrovare indicazioni utili circa l’esistenza di copie e derivazioni. L’agente bolognese, noto anche come miniaturista, riferisce il 30 novembre 1655 dell’incontro con la regina Cristina di Svezia, in visita a Bologna, la quale è rimase a tal punto affascinata dal suo “talco de' Puttini simile al disegno del Pordenone” che lo avrebbe voluto per sé . Il 28 dicembre dello stesso anno Bisi fornisce le misure della replica per la realizzazione di una cornice . Non è possibile sapere se effettivamente l’opera venne donata alla regina, ma in un’ulteriore epistola del 29 gennaio 1657 Bisi chiede al cardinale una delle copie già ricavate dalla danza, in quanto l’originale risulta “cosa troppo zelosa”, al fine di riprodurre nuovamente la composizione . Oltre a queste testimonianze documentarie, sono state rintracciate da Caterina Furlan (1980) al Louvre due derivazioni di epoca antica. Si tratta di uno studio a pietra nera raffigurante l’intera scena (inv. 11926 link) e uno a colori su pergamena con solo il brano del girotondo (inv. RF 4254 link) . Il successo del foglio si protrae anche nel Settecento, come testimonia l'acquatinta di Stefano Mulinari destinata al marchese fiorentino Gabriello Riccardi (1705-1798) . Nel 1889 viene, inoltre, riprodotto all’interno del libro ‘Modelli d'arte decorativa italiana raccolti con diligenza et industria fra i disegni di maestri antichi della R. Galleria degli Uffizi’ curato da Alfredo Melani e nel 1914 è pubblicato nella collana dei facsimili Olschki. La critica moderna, che non ha mai messo in discussione l’attribuzione al Pordenone, si è principalmente interrogata nella destinazione del foglio considerandolo alternativamente uno studio preparatorio o “un’opera d’arte fine a se stessa” . La prima ipotesi venne sostenuta da Giuseppe Fiocco (1939), che lo mise in relazione con un dipinto conservato nella collezione Cappello Cini, da lui attribuito prima al Pordenone e in seguito al suo allievo Pomponio Amalteo. Se tale proposta appare ormai superata, in quanto il quadro è risultato in realtà una derivazione, forse di epoca tarda, dell’invenzione pordenonesca, d’altra parte Caterina Furlan (1980) continua a ritenere comunque plausibile l’idea di uno studio destinato alla traduzione pittorica. Tuttavia nella maggior parte dei contributi, da William R. Rearick (in Firenze 1976) a Catherine Whistler (2016), è stata privilegiata, sia per il soggetto scelto che per l’esecuzione attentamente curata, la tesi dell’identificazione nel disegno di un’opera autonoma. Quello scelto dal Pordenone è un tema che rientra nella tipologia dei giochi di putti o amorini, ampiamente diffusa intorno agli anni Venti del Cinquecento, soprattutto nella cerchia raffaellesca. Da ricondurre a un’invenzione del pittore Urbinate è, ad esempio, il bulino (B. XVI, 217) di Marcantonio Raimondi, inciso tra il 1517 e il 1520 (link), con un girotondo di amorini che lo stesso Pordenone, per l’ampia notorietà ottenuta dall’incisione, potrebbe aver conosciuto. Allo stesso tempo anche a Venezia, dove il friulano giunge nel 1528, era possibile osservare opere simili. Domenico Campagnola realizza nel 1517 un bulino con putti che danzano e suonano (link), le cui sembianze e movenze risultano affini a quelli raffigurati da Tiziano nell’‘Assunzione’ nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari (1515-1518 ca., link) e nell’‘Offerta a Venere’(1518-1519, Madrid, Museo Nacional del Prado link) . All’epoca nella città lagunare, come messo in evidenza da Piera Tordella, erano inoltre visibili due fregi antichi del cosiddetto ‘Trono di Saturno’, dove dei fanciullini alati reggono una falce e uno scettro, possibili modelli per gli artisti attivi a Venezia . Potendosi dunque avvalere di molteplici prototipi visivi, il Pordenone mette a punto una scena originale e complessa, in quanto formata da tre nuclei distinti ma tra loro sapientemente raccordati: il girotondo danzante, il gruppo dei musici e quello in primo piano dei tre fanciulli intenti a giocare con un cane. La raffigurazione dal gusto antiquario, difficilmente riconducibile sia a un soggetto mitologico che a tema religioso, potrebbe avere carattere decorativo oppure allegorico . È dunque plausibile ritenere l’inv. 729 E un disegno finito da destinarsi, probabilmente, a un collezionista privato. Oltre al soggetto iconografico, anche la raffinatezza esecutiva, come accennato sopra, rafforza tale ipotesi. La pietra nera, “medium” non usuale per il pittore soprattutto per la realizzazione di modelli e di studi compositivi, viene utilizzata con estrema padronanza e varietà di segno. Il morbido gioco chiaroscurale, che conferisce volumetria alle figure dai contorni marcati ma flessuosi, è caratterizzato da un segno sgranato, a tratti puntinistico; lo sfondo, invece, si contraddistingue per un rapido ma uniforme tratteggio parallelo . Lo spiccato pittoricismo, che rivela l’interesse per la grafica tizianesca, ha portato alcuni studiosi, a datarlo nella seconda metà degli anni Venti e a considerarlo un esempio della sua produzione veneziana . In altri contributi, invece, è stato messo in rapporto con gli affreschi eseguiti dall’artista tra il 1530 e il 1532 in Santa Maria di Campagna a Piacenza. Concordo con Cohen nel rintracciare qui il “medesimo vocabolario figurativo dei putti che sorreggono gli oculi, i pilastri della cupole e il soffitto della cappella” nella chiesa piacentina. Altra testimonianza di “autonomous drawing”, realizzato sempre negli stessi anni, è il foglio a pietra rossa, raffigurante Davide che vince Golia (Paris, musée du Louvre, département des Arts graphiques, inv. 9918 recto, link) . Molteplici sono le affinità, stilistiche e formali, che accomunano la scena del Louvre a quella degli Uffizi. Entrambe, con il loro morbido tonalismo unito a una costruzione solida delle forme articolate e flessuose, sono espressione di un linguaggio aperto “aperto a ogni stimolo e capace di amalgamarsi in sintesi sempre nuove e sorprendenti” . (Roberta Aliventi 2017)
Mostre
Firenze 1914 Ferri P. N./ Gamba C./ Loeser C., Mostra di disegni e di stampe di scuola veneziana dei secoli XV e XVI, catalogo mostra Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi 1914, Bergamo 1914, p. 26 n. 81 (scheda a cura di s. n.)
Udine 1939 Molajoli B., Mostra del Pordenone e della Pittura Friulana del Rinascimento, catalogo mostra Udine, bibliografia specifica 1939, Udine 1939, p. 128, Disegni n. X (scheda a cura di Molajoli B.)
Firenze 1976 Rearick W. R., Tiziano e il disegno veneziano del suo tempo, catalogo mostra Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi 1976, Firenze 1976, pp. 136-137 n. 95, fig. 79 (scheda a cura di Rearick W. R.)
Tokyo 1982 Petrioli Tofani A., Disegni italiani della Galleria degli Uffizi, catalogo mostra Tokyo, Museo Bridgestone 1982, Tokyo 1982, p. 40 n. 47 (scheda a cura di Caneva C.)
Firenze 2001 Agosti G., Disegni del Rinascimento in Valpadana, catalogo mostra Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi 2001, Firenze 2001, pp. 441-448 n. 103, fig. 121 (scheda a cura di Agosti G.)
Oxford 2015-2016 Whistler C./ Faietti M./ Marini G./ Thalmann J./ Aceto A., Drawing in Venice. Titian to Canaletto, catalogo mostra Oxford, Ashmolean Museum 2015-2016, Oxford 2015, pp. 89 n. 19, ripr. a p. 89 (scheda a cura di Whistler C.)
Sarasota 2023-2024 Stone D. M., Guercino's Friar with a Gold Earring. Fra Bonaventura Bisi Painter and Art Dealer, catalogo mostra Sarasota, The John & Mable Ringling Museum of Art 2023-2024, New York 2023, pp. 74-75 fig. 34
Bibliografia
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(ASFi, MdP, 5326, c. 1002rv), 1654/ 1/ 11 Bonaventura Bisi, Lettera a Giovanni Carlo de' Medici, 1654/ 1/ 11 [Bologna], (ASFi, MdP, 5326, c. 1002rv), c. 1002v
(ASFi, MdP, 5326, c. 1003), 1654/ 1/ 13 Bonaventura Bisi, Lettera a Giovanni Carlo de' Medici, 1654/ 1/ 13 [Bologna], (ASFi, MdP, 5326, c. 1003), c. 1003
(ASFi, CdA, III, c. 237r), 1654/ 4/ 28 Bonaventura Bisi, Lettera a Leopoldo de' Medici, 1654/ 4/ 28 [Bologna], (ASFi, CdA, III, c. 237r), c. 237r
Pelli Bencivenni G. [1775 - 1793] (GDSU, ms. 102) Pelli Bencivenni G., Catalogo dei disegni, [1775 - 1793] (GDSU, ms. 102), v. III ("Pordenone Gio. Licinio") v. Universale III n. 1
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Ferri P. N. 1895-1901 (GDSU, ms. coll. n. 72) Ferri P. N., Catalogo dei disegni cartoni e bozzetti esposti al pubblico nella R. Galleria degli Uffizi ed in altri Musei di Firenze compilato da Pasquale Nerino Ferri ispettore preposto al Gabinetto dei disegni e delle stampe nella detta Galleria, 1895-1901 (GDSU, ms. coll. n. 72), c. 86 v. cornice 326
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Giglioli O. H. 1936 Giglioli O. H., Mostra di disegni veneti agli Uffizi, in Emporium, XLII, 1936, p. 316
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Rearick W. R. 1984 (1985) Rearick W. R., The Pordenone exhibition, in Arte veneta, XXXVIII, 1984 (1985), p. 250
Rearick W. R. 1985 Rearick W. R., Pordenone "romanista", in Furlan C., Il Pordenone. Atti del convegno internazionale di studio (Pordenone, SalaConvegni della Camera di Commercio, 23-25 agosto 1984), Pordenone ,1985, pp. 131, 133 nota 30
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Petrioli Tofani A. 2014 Petrioli Tofani A., L'inventario settecentesco dei disegni degli Uffizi di Giuseppe Pelli Bencivenni. Trascrizione e commento, Firenze, 2014, v. II p. 621 n. 1
Faietti M. 2015 Faietti M., Giorgio Vasari’s Life of Titian: Critical Misinterpretations and Preconceptions Concerning Venetian Drawing, in Whistler C. et al., Drawing in Venice. Titian to Canaletto, catalogo mostra Oxford, Ashmolean Museum 2015-2016, Oxford 2015, p. 39
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