Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Sebbene la prima menzione sicura del disegno risalga all’epoca di Giuseppe Pelli Bencivenni (1775 - 1793, GDSU ms. 102, coll. n. 2), il quale all’interno del terzo libro Universale descrive “Due conigli, a due matite” tra i fogli di mano di Francesco Bassano, l’opera entrò a far parte delle raccolte medicee almeno un secolo prima: nella ‘Nota’ compilata da Filippo Baldinucci nel 1687 il numero di disegni di Francesco – dodici – conservati nel terzo libro Universale è infatti il medesimo del ‘Catalogo dei disegni’ di Pelli . L’antica attribuzione al maggiore dei figli di Jacopo Bassano è stata rivista da Michelangelo Muraro (in Firenze 1953) che ha ricondotto lo studio al padre, proposta unanimemente accolta dagli studi successivi. I 'Due conigli' sono stati riferiti all’ultima fase di attività dell’artista da Giulia Sinibaldi (in Firenze 1960) e Anna Forlani Tempesti (in Firenze 1961), mentre Alessandro Ballarin (1964) li ha ricondotti all’ottavo decennio del Cinquecento, per l’uso sapiente della tecnica a pastello e per la comparsa nei dipinti della bottega bassanesca di quell'epoca di simili conigli. William R. Rearick (in Firenze 1976), ha individuato un legame preciso con un’opera pittorica, l’‘Ingresso degli animali nell’Arca’, soggetto noto – come altri prodotti dalla bottega di Bassano – in diverse versioni databili agli anni settanta del Cinquecento. La relazione tra disegno e dipinto, ribadita di recente (Ruiz Manero 2011), è stata invece reputata non stringente da Vittoria Romani (in Bassano del Grappa/ Fort Worth 1992-1993) che, nel contesto di una analisi globale della grafica dell’artista, ha situato il foglio entro l’ottavo decennio del secolo. Seppur non palmare, la somiglianza tra i due animali raffigurati nell'esemplare in esame e quelli rappresentati sulla tela consente di ipotizzare una stretta relazione tra l’inv. 811 O e l’opera pittorica. I due conigli sono un particolare di genere ricorrente nei dipinti bassaneschi e il disegno potrebbe essere stato conservato e riutilizzato per altre composizioni. Il ruolo chiave della grafica nel contesto dell’organizzazione della bottega dei Bassano è stato del resto da tempo sottolineato: il dibattito sui “ricordi” o “cartoni” inaugurato diversi decenni fa da William R. Rearick e Alessandro Ballarin metteva in luce, al di là delle diverse posizioni, l’importanza del disegno nel processo operativo di Jacopo, evidenziata anche di recente . Nel foglio, le pietre naturali e il pastello sono impiegati con un segno delicato, assai vicino a quello del ‘Paggio’ (GDS, inv. 13053 F) risalente allo stesso periodo. I tratti leggeri e spezzati del carboncino e della pietra nera e, soprattutto, dei pastelli policromi suggeriscono il fremere dei due animali acquattati nell’erba e donano all’immagine un’impressione di freschezza e vivace naturalismo, che si attenua nelle versioni pittoriche del tema. La questione dei tempi e delle modalità del contatto di Jacopo Bassano con la tecnica a pastello è relativamente dibattuta e si interseca al problema delle origini della conoscenza del 'medium' da parte dell’urbinate Federico Barocci, che lo sperimenta con simile intensità e costanza, ma con modalità e esiti diversi . La critica non concorda sulla data dei primi pastelli di Bassano anche se, ad oggi, i più tendono a situare tra la fine del sesto e l’inizio del settimo decennio del Cinquecento le più antiche occorrenze del ‘medium’ , identificate nella ‘Testa di Apostolo’ dell’Albertina di Vienna (inv. 1553, link ) preparatoria per la pala raffigurante la ‘Pentecoste’ generalmente datata 1558 , e nella ‘Figura maschile giacente’, studio per il ‘Buon Samaritano’ della National Gallery di Londra (inv. NG 277, link ), variamente riferito al 1557 o al 1560-1561 . Gli esemplari a pastelli policromi più numerosi risalgono, comunque, al biennio 1568-1569 (penso soprattutto ai disegni di composizione o “concetti” sui quali l’artista stesso ha apposto la data di esecuzione link , link , link , link ) e all’ottavo decennio del secolo: un caso particolare sono i diversi studi preparatori per gli affreschi della Cappella del Rosario nella Pieve di Cartigliano, eseguiti da Jacopo intorno al 1575 (link , link , link , link , link ) . La sperimentazione dell'artista con i pastelli è caratterizzata da una notevole varietà. Jacopo si serve della tecnica in diverse tipologie di disegni: studi di figura e di composizione, di animali – come nell’esemplare in esame – e, assai più raramente, di teste. Anche il segno è spesso modulato diversamente: a un impiego più delicato e contenuto del ‘medium’ e alla ricerca di caldi effetti cromatici e luministici che caratterizza i ‘Due conigli’ e il ‘Paggio’ degli Uffizi (inv. 13053 F) si affianca, ad esempio in alcuni fogli per Cartigliano link , un uso del colore decisamente orientato in senso espressionistico. In altri casi, come nella ‘Testa’ dell’Albertina, la linea a pietra nera quasi scompare a favore dei tocchi a pastello che costruiscono le forme creando un'immagine completamente irradiata dalla luce. In alcuni studi di composizione infine si notano ampie campiture che sembrano intervenire per chiarire e rivedere il tracciato sottostante, costituito da un reticolo di linee a pietra nera o carboncino. La scelta delle tonalità, inoltre, non sempre corrisponde a quelle impiegate nei dipinti: l’uso del ‘medium’ non ha una funzione meramente descrittiva o funzionale, ma emerge, in tutti i casi citati, la vocazione sperimentale e il ruolo espressivo assunti dal pastello nella pratica di Bassano . Come è stato ancora di recente sottolineato , a queste date l’uso di tecniche grafiche policrome e, nello specifico, dei pastelli è un fatto piuttosto inusuale in ambito veneto. È una questione raramente affrontata e ancora sostanzialmente irrisolta quella degli esempi a cui Jacopo potrebbe avere attinto . È, tuttavia, possibile proporre alcune riflessioni prendendo spunto da chi ha ritenuto la scelta del pastello una naturale conseguenza della concezione profondamente pittorica che Bassano ebbe del disegno . L’artista, che sembra ricercare “vari modi di dipingere tramite diverse maniere di disegnare” , attraverso il pastello arriva a comporre direttamente con i colori, saltando e accelerando i passaggi di una meticolosa preparazione grafica . In quest’ottica gli interrogativi sui modelli – del resto uno dei nodi cardine del problema critico della tecnica – e sull’“origine” della pratica del pastello da parte di Jacopo possono forse essere elusi facendo ricorso al concetto veneziano di disegno, incarnato in primo luogo da Tiziano. Vecellio costituisce infatti per Bassano un importante riferimento, da un punto di vista sia formale che operativo. Il suo uso spregiudicato e tonale della pietra nera o del carboncino, associati al gessetto bianco su carta cerulea, può aver rappresentato un precedente per un simile impiego luministico e tonale dei pastelli da parte di Jacopo . Ma è soprattutto la profonda libertà procedurale caratterizzante l’approccio del cadorino al disegno, inteso come mezzo espressivo “mobile” e flessibile (oltre che come strumento di controllo e direzione della bottega) che avrebbe portato Bassano ad accorciare drasticamente, anche attraverso l’uso del pastello, le distanze o distinzioni tra opera grafica e pittorica. (Laura Da Rin Bettina 2017)