Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Come si è diffusamente illustrato nel saggio ‘Jacone, disegnatore fiero e “fantastico”’ dove viene tracciato un profilo complessivo dell’attività disegnativa di Jacone (Faietti 2006), sul ‘Gruppo di figure’ in esame e sul ‘Giovane stante a figura intera, con libro’, una pietra rossa conservata ugualmente agli Uffizi (inv. 344 F, vedi scheda relativa), poggia la ricostruzione del corpus di disegni dell’artista fiorentino, così come lo aveva iniziato a tracciare fin dagli anni Cinquanta Ulrich Middeldorf, raccogliendo intorno ai due fogli diversi altri disegni, parte dei quali in passato erano stati ascritti dapprima a Vincenzo Danti, poi a Niccolò Tribolo . Sia il ‘Gruppo di figure’ che il ‘Giovane stante a figura intera, con libro’ vengono assegnati a “Giacone” da un’iscrizione antica, nella quale è stata riconosciuta la probabile calligrafia di Filippo Baldinucci. In effetti, è ragionevole pensare che essi si identifichino proprio con i due disegni dell’artista menzionati genericamente nel ‘Registro’ datato 12 giugno 1673 (Baldinucci 1673, GDSU, ms. III C 37, 738), che a loro volta possono essere riconosciuti nella coppia di fogli di “Giacone” così descritti nell’ ‘Inventario dei Disegni’ redatto da Giuseppe Pelli Bencivenni prima del 1793: “N:o 1= Giovinetto stante panneg/giato con libro nelle mani;/ grazioso./N:o 2= Figura nuda sedente/in terra con un fanciullo, a/cui due donne velate presen/tano altro fanciullo: a penna.” . Se la scritta antica o, meglio ancora, la possibile testimonianza di Baldinucci deve avere qualche fondamento perché si riferisce a un artista che non godette di un grande successo come pittore, mentre, secondo la testimonianza vasariana, fu un abile disegnatore, ne consegue che il ‘Gruppo di figure’ e il ‘Giovane stante a figura intera, con un libro’ (inv. 344 F) costituiscono pietre miliari per l’identificazione del suo stile a penna, velocemente schizzato e dello stile a pietra rossa, più rifinito e studiato. Entrambi i disegni enucleano intorno a sé, per affinità stilistica, diversi altri esempi; mi limito a citarne alcuni . Partendo dalla pietra rossa con il ‘Giovane stante a figura intera, con libro’ è agevole giungere alla ‘Donna seduta a mani giunte’ dell’Istituto Centrale per la Grafica di Roma (inv. 125028) realizzata con la stessa tecnica , ma anche alla penna con la ‘Figura maschile seduta’ ora all’Ashmolean Museum di Oxford, forse eseguita nel 1527 . A sua volta quest’ultima, costruita con una serrata alternanza di tratteggio parallelo e incrociato, offre qualche elemento in più per comprendere lo stile emulativo della grafica che caratterizza in modo peculiare il disegno di collezione Berti , preparatorio per la ‘Madonna con il Bambino tra i santi Francesco e Sebastiano’ oggi alla Pinacoteca Comunale di Città di Castello . La maggior parte degli altri fogli, eseguiti a penna, sembrano interpretare o sviluppare lo stile del ‘Gruppo di figure’, mostrando un tratteggio più libero e caotico, che sfocia in sintesi guizzanti e nervose del segno e predilige effetti bidimensionali, accompagnandosi inoltre ad alcune idiosincrasie fisionomiche, tra patetiche e allucinate, che tradiscono possibili frequentazioni di Andrea del Sarto e del Pontormo, quelle stesse che secondo il resoconto vasariano si trovò a coltivare Jacone . Il ‘Gruppo di figure’ non mostra alcun rapporto con dipinti superstiti; del resto, questa è una condizione più generale: nessuno, infatti, dei disegni finora rintracciati si riferisce alle opere pittoriche descritte da Vasari, dal momento che la ‘Madonna con il Bambino tra i santi Francesco e Sebastiano’ della collezione fiorentina di Luciano Berti è in relazione con una pala la cui attribuzione nasce da motivazioni stilistiche, che, per quanto ragionevoli, non trovano conforto nelle fonti documentarie. D’altro canto, non convince, perché troppo generico, il nesso istituito tra la ‘Figura maschile seduta’ dell’Ashmolean Museum a Oxford e il san Rocco nella ‘Madonna con il Bambino tra i santi Giovanni Evangelista, Tommaso da Canterbury, Rocco e Giovanni Battista’ di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio di Cortona, assegnata al nostro da Vasari . Più calzante sembra il rapporto tipologico, che potrebbe avere anche qualche implicazione cronologica, istituito tra il ‘Giovane stante a figura intera, con libro’ (inv. 344 F, vedi scheda relativa) e il volto del san Giovanni Battista ancora nella pala di Cortona . Nello stesso dipinto la postura di san Rocco presenta qualche analogia con quella dell’uomo seduto per terra raffigurato in primo piano a sinistra nel disegno; si tratta in ogni caso di una vicinanza che non presuppone alcuna relazione diretta, ma concorre semplicemente a confermare l’ascrizione del foglio a Jacone. L’artista, che secondo Vasari, “[…] fu molto bizzarro e fantastico nella positura delle sue figure, stravolgendole e cercando di farle variate, diferenziate dagl’altri in tutti i suoi componimenti; […]”, dovette studiare accuratamente le posizioni e gli atteggiamenti, che in effetti a volte, a giudicare dal corpus dei disegni, appaiono piuttosto forzati. Nel foglio in esame le caratteristiche bidimensionali già osservate a proposito di molte penne sortiscono effetti quasi da bassorilievo; mi chiedo se questa impostazione non sia dovuta a una originale interpretazione di quanto Jacone aveva avuto modo di ammirare a Roma durante quel soggiorno determinato dalla volontà di conoscere le facciate dipinte da Polidoro e da Maturino, esperienza che dovette arricchirlo notevolmente facendogli guadagnare le lodi di Vasari a proposito delle storie di chiaroscuro affrescate sulla facciata di palazzo Buondelmonti a Firenze . Un’ultima osservazione sottolinea i legami dell’artista con Michelangelo, più volte ribaditi dalla critica, sia in relazione allo stile dei fogli a penna, che alle sue possibili frequentazioni michelangiolesche forse mediate da Aristotile da Sangallo e dall’orafo Piloto : nei profili di colonne raffigurati sullo sfondo, dietro l’uomo seduto, Charles Davis ha ravvisato la conoscenza di motivi di Michelangelo ricorrenti in San Lorenzo . (Marzia Faietti, tratto da Vicenza/ Firenze 2006-2007.)