Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi
Gli studi moderni concordano sulla paternità mirolesca delle 'Due figure' – un’opera proveniente dalla collezione di Emilio Santarelli che la riteneva invece di mano del Parmigianino (Santarelli/ Burci/ Rondoni 1870) –, se si eccettua un iniziale riferimento al Bertoja avanzato da Sylvie Béguin con una nota manoscritta sul vecchio montaggio. La studiosa aveva comunque individuato correttamente il contesto di elaborazione dell’immagine, ovvero gli affreschi del Palazzo del Giardino di Parma, residenza del Duca Ottavio Farnese esemplata sul modello della villa suburbana , i cui lavori ebbero inizio nel 1561 mentre la decorazione ad affresco fu avviata poco tempo dopo. Il problema dell’autografia delle pitture delle sale del Palazzo è un nodo centrale al fine della definizione e distinzione delle personalità artistiche di Mirola e del Bertoja . Come è noto, anche se nella seconda edizione delle 'Vite' Giorgio Vasari, che visitò Parma nel 1566, menzionò soltanto Mirola quale autore delle stanze, nel 1572 Edoari da Herba assegnò invece al Bertoja la responsabilità di quell'opera . Tra la fine del Settecento e la metà del secolo scorso si riteneva che il ciclo di affreschi fosse dovuto alla mano di Zanguidi, anche in virtù della tradizionale attribuzione di alcuni lacerti provenienti dal Palazzo del Giardino (oggi in Galleria Nazionale a Parma). Questa interpretazione ha, in realtà, sollevato negli anni alcune perplessità : nella sua monografia sul Bertoja Augusta Ghidiglia Quintavalle affrontava la questione proponendo di riferire a Mirola alcune parti della decorazione . Nella seconda metà degli anni Ottanta gli interventi di Vittoria Romani , Diane De Grazia e Bert W. Meijer hanno inaugurato un nuovo corso degli studi, stabilendo la presenza maggiormente costante nel cantiere ducale di Mirola piuttosto che del Bertoja, a seguito di considerazioni di natura formale e dell’analisi delle fonti cinquecentesche e seicentesche . Alcuni studi recenti riconoscono dunque a Mirola la responsabilità dell’ideazione ed esecuzione delle due stanze principali della residenza del Giardino, compiute entro la fine del settimo decennio del Cinquecento . Se spetta a Diane De Grazia (1991) la prima attribuzione del disegno a Mirola, seppur con qualche incertezza – la studiosa pensava infatti, se non alla mano del capomastro, a quella di un suo collaboratore –, Alessandra Bigi Iotti e Giulio Zavatta (2011) vi hanno di recente riconosciuto uno studio preparatorio per il riquadro centrale della volta della Sala del Bacio, raffigurante l’Eden e circondato dal motto 'Ætas Fœlicior': il duo schizzato sul foglio è infatti replicato, con alcune lievi varianti, al centro della scena, in secondo piano. Oltre al legame indiscusso con l’affresco, l’opera in esame presenta diverse caratteristiche proprie dell’arte di Mirola: in primo luogo, le storie a tema profano e amoroso della Sala detta d’Ariosto e di quella del Bacio sono popolate da coppie spesso composte da una figura di spalle affiancata a un’altra di profilo, che compaiono anche in altre prove grafiche di Mirola . La fisionomia affilata, un po’ grottesca e caricata del personaggio femminile, con il naso camuso, gli occhi all’ingiù e il mento appuntito è inoltre tipica del linguaggio dell’artista e si rintraccia in altri fogli, ad esempio nello 'Studio per Dafne' all’Albertina di Vienna link , accostabile al disegno fiorentino anche per le caratteristiche del segno, un po’ corsivo, che dà tridimensionalità ai corpi tramite un tratteggio incrociato, e crea profonde ombreggiature sui volti con linee parallele orientate in senso obliquo o quasi verticale. (Laura Da Rin Bettina 2019) (Riclassificato da "Mazzola Francesco detto il Parmigianino" a "Mirola Girolamo" nell'aprile 2016)